Si è tenuta ieri, sabato 30/11/2024 la prima delle tre assemblee che porteranno la nostra associazione verso la definitiva trasformazione in “fondazione Solidarietà e Cooperazione Senza frontiere” (f.SCSF).
Manterremo la nostra identità, filosofia e denominazione, nell’ambito dei nuovi criteri espressi dalla attuale normativa italiana per il “Terzo Settore“
Un sincero ringraziamento agli amici che hanno partecipato di persona o per delega ed in particolare agli amici che hanno aiutato nella organizzazione.
Quello di ieri è stato il primo di una serie di tre incontri che culminerà nella assemblea straordinaria entro la seconda metà del 2025 e che costituirà il definitivo passaggio alla f.SCSF
Nell’incontro di ieri si è definito ed approvato il percorso “verso la fondazione” ed in particolare i seguenti punti:
SCSF si trasformerà in f.SCSF ;
Il nuovo statuto dovrà essere “sovrapponibile” a quello della associazione attuale salvaguardarne lo spirito e la filosofia di “organismo volto ad opere di promozione umana” senza scopo di lucro;
Verrà mantenuta la attuale denominazione : “Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere” eventualmente (non necessariamente) preceduta dalla definizione di “fondazione”, ed affiancata alla formalizzazione dell’acronimo “f.SCSF” per brevità e comodità di comunicazione;
Verrà mantenuto il logo attuale eventualmente integrato dalla definizione “fondazione”;
I soci di Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere” che saranno presenti di persona o per delega alla assembla straordinaria di costituzione della nuova f.SCSF costituiranno direttamente l’assemblea dei “Soci Fondatori” della f.SCSF;
Lo statuto definitivo della f.SCSF dovrà essere approvato, assieme a tutti gli altri documenti che richiederanno l’approvazione della assemblea uscente, durante la seconda assemblea generale ordinaria dei soci di SCSF da tenersi entro il primo semestre del 2025 e durante la quale saranno date dettagliate informazioni sulle implicazioni di tale passaggio;
Sono stati approvati all’unanimità i rendiconti-bilanci delle gestioni 2022 e 2023, mentre il rendiconto-bilancio della gestione 2024 sarà approvato durante la seconda assemblea generale ordinaria dei soci di SCSF da tenersi entro il primo semestre del 2025;
Sì sono approvati gli interventi di sostegno ai progetti Hi project Madege (progetto idroelettrico integrato) e UtMT project (progetto di sostegno ed integrazione per i bambini albini e abbandonati a Tabora) e le relative prosecuzioni nelle gestioni prossime future.;
Sì sono approvate le nuove modalità di comunicazione per l’informazione di amici e soci attraverso il bollettino telematico (blog) pubblicato al link: scsf.it e attraverso i social media attualmente in uso da SCSF: Facebook e Instagram, definendo altresì l’utilizzo per le convocazioni di incontri assemblee e riunioni del C.D. della messaggistica Whatsapp.
Nei prossimi giorni saranno pubblicati nella sezione “S.C.S.F.” Il verbale e i rendiconti-bilanci delle gestioni 2022 e 2023 approvati in assemblea.
Di seguito potete trovare la sintesi della presentazione esposta durante l’incontro di ieri
Cari amici e soci, come sapete stiamo affrontando la trasformazione della nostra associazione per adeguarci alla nuova normativa italiana sul “terzo settore”.
Per tanto, da gennaio 2024 e fino alla iscrizione al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS), con un nuovo codice fiscale e una nuova identità giuridica, NON sarà più possibile concedere le agevolazioni/sgravi fiscali per coloro che contribuiscono alla nostra attività con donazioni in denaro.
Le nostre attività ed i nostri progetti tuttavia proseguono secondo il medesimo spirito di Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere, mantenendo invariate modalità ed obiettivi !!
Il vostro contributo resta quindi fondamentale perciò vi chiediamo di continuare a sostenerci anche in questo momento (faticoso !) di trasformazione.
Appena avremo completato la transizione sarete informati dei nuovo riferimenti e potremo riprendere ad accedere alle agevolazioni fiscali secondo le norme vigenti.
Di seguito l’estratto delle mie risposte alle domande di Maurizio Donini:
Potrebbe spiegare brevemente che cos’è l’albinismo e come influisce sulla salute delle persone affette?
Ridotta o mancata produzione di melanina disfunzione genetica (ereditaria ?) le persone affette oltre alle problematiche legate alla pigmentazione (colore) della pelle devono affrontare una maggiore “debolezza” della pelle con maggior rischio di contrarre infezioni anche da piccole lesioni cutanee e problemi di vista dovute alle problematiche retiniche.
Quali sono le principali difficoltà sociali che gli africani albini incontrano nella vita quotidiana?
Rischi alla incolumità personale affette (vita in casi estremi) a causa delle superstizioni ancora diffuse soprattutto nelle aree rurali, isolamento sociale, per i bambini difficoltà di integrazione sociale, problematiche legate alla maggiore possibilità di contrarre malattie o infezioni correlate difficoltà di apprendimento legate alle difficoltà visive
Come viene percepito l’albinismo nelle diverse culture africane? Ci sono differenze significative tra i vari paesi?
Non so, conosco solo la situazione in Tanzania
Quali sono i principali pericoli per gli albini in Africa? Come influiscono le credenze superstiziose su queste minacce?
Nonostante il moglioramento in generale e principalmente nelle aree urbane e dove la popolazione ha maggiore e più facile accesso all’istruzione, le persone affette da albinismo continuano a correre rischi relativi all’isolamento sociale e alle persecuzioni legate alle superstizioni
Ci sono organizzazioni o associazioni in Africa che lavorano per proteggere e sostenere gli albini? Può descriverne alcune?
Conosco solo la realtà all’interno della quale operiamo anche noi come associazione, in Tanzania, a seguito dello stimolo impresso dalla diocesi cattolica di Tabora (regione dove l’albinismo appare diffuso , nonostante la mancanza di studi specifici) si è costituita a partire dal 2010 una “rete” di associazioni ed enti sia locali (diocesi, parrocchie) che internazionali che si sono attivate su un progetto integrato di sostegno e reintegrazione sociale per i bambini e le persone affette da albinismo nella regione di Tabora
Come influisce la mancanza di accesso a trattamenti medici specifici (come creme solari e controlli regolari per la pelle) sulla qualità della vita degli albini in Africa?
Certamente influisce sulla qualità della vita delle persone affette ma credo che sia solo una parte delle effettive problematiche che devono affrontare le persone affette da albinismo e che riguardano prevalentemente aspetti educativi, sociali e psicologici oltre che medici
In che modo le istituzioni locali e internazionali potrebbero intervenire per migliorare la situazione?
Sarebbe importante avviare studi e ricerche specifiche sul problema dell’albinismo coordinati per i diversi stati su base statistica (non è chiara al momento l’entità numerica dei soggetti coinvolti); medico – epidemiologica per meglio comprendere le problematiche anche correlate ed indotte o indirette e infine psicologia e sociale.
Ha qualche esperienza personale o storia che vorrebbe condividere sulle difficoltà affrontate dagli albini?
Le notizie degli episodi violenti ai danni dei bambini albini e delle loro famiglie in Tanzania ha certamente influito in modo decisivo sulla decisione di contribuire ai progetti in corso per il sostegno e la integrazione sociale dei bambini albini a Tabora in Tanzania
Quanto è diffuso il problema delle aggressioni contro persone albini in paesi come la Tanzania?
Nonostante una maggiore consapevolezza da parte della popolazione in merito al problema ed una maggiore sensibilità in merito dimostrata recentemente anche dal governo del paese, purtroppo episodi violenti e cruenti continuano periodicamente ad essere riportati
Quali passi concreti sono stati fatti, se ce ne sono, per migliorare la protezione e il supporto per le persone con albinismo?
Da parte governativa una certamente maggiore consapevolezza e l’inserimento all’interno del governo di persone affette da albinismo, progetti per l’inserimento delle persone affette da albinismo in speciali percorsi protetti per l’accesso al lavoro presso la pubblica amministrazione. Diffusione di progetti come il nostro che non si occupano solamente di procurare creme per la pelle (pur necessario) e occhiali da sole (che vengono percepiti dai soggetti affetti come ulteriormente emarginanti e quindi solitamente rifiutati pur essendo necessari) ma volti alla effettiva integrazione sociale ed educativa inserendo i bambini albini in percorsi educativi e scolastici comuni dove anche i bambini non affetti da albinismo possano venire educati alla inclusività ad alla accettazione delle persone “diverse” ed evitare di cadere vittime di ignoranza e superstizioni.
Cosa possono fare le comunità internazionali e i cittadini di altri paesi per sostenere la causa degli africani albini?
Sostenere ed incentivare economicamente ed amministrativamente progetti integrati volti alla educazione, integrazione sociale e supporto alle persone affette e alle loro famiglie, sostegno ed incentivazione di progetti di ricerca sul problema dell’albinismo al fine di meglio comprendere e definire cause, diffusione ed entità del problema per meglio indirizzare i progetti diretti al sostegno delle persone affette e di sensibilizzazione / educazione della popolazione non affetta.
Ci sono progressi nella sensibilizzazione e nell’educazione delle comunità locali sui diritti e le difficoltà degli albini?
A parte quello dove siamo direttamente coinvolti noi con le altre associazioni e enti della “rete” di Tabora non ne ho notizia. Per ora ho solo notizia di piccoli progetti volti alla raccolta di farmaci specifici, occhiali da sole e berretti (!) che vengono poi invia sul posto per la distribuzione a cura di associazioni o enti già presenti ma per altri progetti o scopi.
Come viene trattato questo tema nei media africani e internazionali?
Marginalmente e superficialmente e prevalentemente in occasione di eventi violenti
Quali sono le principali sfide nel far rispettare leggi che proteggano gli albini, laddove esistono?
Educazione ed istruzione , in particolare verso criteri di comprensione, condivisione ed inclusività, e di denuncia ed opposizione alle superstizioni ed allo sfruttamento commerciale e criminale che ne deriva
Quali misure preventive potrebbero essere adottate per garantire sicurezza e benessere agli albini in Africa?
Formazione ed informazione del personale scolastico e degli educatori sul problema dell’albinismo, attivazione di percorsi di accesso protetti all’istruzione ed al lavoro per una maggiore integrazione sociale delle persone affette da albinismo. Maggiore controllo ed lotta alla criminalità ed ai commerci illegali collegati alle superstizioni e credenze sull’albinismo.
l’assemblea ordinaria dei soci di Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere:
il giorno sabato 30 novembre 2024 alle ore 17:30
Presso la biblioteca del Salus Space in via Malvezza 2/2 a Bologna.
Dopo la registrazione dei soci partecipanti i lavori proseguiranno con il seguente ordine del giorno:
1) aggiornamenti sui progetti in corso e prossimi impegni
2) rinnovo delle iscrizioni e consolidamento dell’elenco dei soci di SCSF
3) aggiornamento sulla transizione in corso da o.n.g. a “fondazione”
4) approvazione della bozza di statuto aggiornato nel rispetto delle normative vigenti per le fondazioni.
5) approvazione dei rendiconto per le gestioni 2022 e 2023
6) lettura ed approvazione del verbale
Al termine dell’assemblea ci tratterremo assieme per un aperitivo etnico.
Si prega di comunicare la conferma della propria presenza in persona o per delega.
La quota associativa, comprensiva del contributo per l’aperitivo è fissata in € 30,00 per ciascun nuovo socio / rinnovo
La delega potrà essere conferita liberamente ad un altro partecipante anche via e-mail o messaggio whatsapp che il socio delegato dovrà presentare al momento della registrazione
La convocazione è stata inviata esclusivamente via e-mail a tutti gli iscritti presenti attualmente nell’elenco dei soci di SCSF e in regola con il versamento della quota annuale di iscrizione, sarà tuttavia possibile associarsi o rinnovare la propria associazione (anche per delega) al momento della registrazione.
Indicazioni di accesso alla struttura:
Le auto dovranno essere lasciate nel parcheggio della struttura sanitaria all’ingrasso principale del centro.
L’accesso interno è comunque garantito per le persone con difficoltà.
Per maggiori informazioni su Salus Space che ci ospiterà potete fare riferimento al seguente link
Duole, molto, dovervi informare che l’amico Benito Totti ci ha lasciato ieri mattina.
Alla moglie e alla famiglia va il nostro più affettuoso abbraccio, nel ricordo di Benito che tanto ha fatto per l’associazione con vero spirito di Solidarietà e Cooperazione, partecipando ad innumerevoli viaggi di lavoro in Tanzania, dando un inestimabile contributo alla realizzazione dei progetti idroelettrici sul Mafufumwe e sul Lukosi.
La sua disponibilità non è mai venuta meno anche quando già sofferente ha sempre voluto rimanere vicino alle nostre attività.
Ora è certamente tra i giusti e potrà incontrare gli amici che lo hanno preceduto e con i quali ha condiviso l’entusiasmo per i nostri progetti.
Grazie Benito !
La messa sarà celebrata domani, mercoledì 4 settembre 2024, alle ore 15, presso la chiesa Collegiata di San Giovanni Battista in Piazza del Popolo a San Giovanni in Persiceto.
Di seguito le ultime immagini dei lavori in corso a Maguta:
COME È NATO IL PROGETTO IDROELETTRICO INTEGRATO (HI PROJECT MADEGE)
Alla fine degli anni ‘90 SCSF sta concludendo l’impianto idroelettrico sul fiume Mafufumwe, per dare corrente all’allora dispensario della missione bolognese presso la parrocchia di Usokami nella Diocesi di Iringa.
L’impianto dà energia a tutta la missione, al piccolo ospedale/dispensario e ad alcuni villaggi vicini.
In quel periodo SCSF è ancora guidata dal fondatore: il Prof. Dr. Edgardo Monari (Docente di Malattie Infettive Tropicali presso l’Università di Bologna ed aiuto Primario della clinica pediatrica universitaria all’istituto “Gozzadini” di Bologna).
Il Prof. Monari, assieme all’allora vescovo della Diocesi di Iringa con l’aiuto di Padre Salvador del Molino, esplorano le splendide montagne delle Iringa Highlands molto popolate da numerosi villaggi e famiglie che sopravvivono grazie al clima favorevole che mitiga i problemi sanitari e consente una buona ma faticosa agricoltura di sussistenza.
Le famiglie vivono dei prodotti della loro terra ma al prezzo di grandi fatiche e sacrifici: gli uomini sono spesso costretti a lunghi periodi di lontananza impegnati in lavori che possano garantire qualche minima entrata economica alle loro famiglie; le donne, impegnate nei campi e negli orti, costrette a lunghe ore quotidiane di cammino per procurare l’acqua (che pure non manca su queste montagne) per la famiglie, oppure per portare al mercato i pochi frutti delle loro fatiche da scambiarle con pochi soldi o con ciò che manca a casa.
In queste faticose e quotidiane attività sono aiutate dai bambini e dalle bambine che in questo modo non hanno però l’occasione di poter frequentare la scuola (spesso lontana ore di cammino) o di avere una infanzia serena.
Fu evidente il contrasto tra la fertile rigogliosità della natura, graziata dalla abbondante presenza dell’acqua lungo tutto il tempo dell’anno, e le condizioni di vita delle famiglie.
Fu quindi, da subito chiaro cosa fosse necessario: occorreva dare a quelle persone, a quelle famiglie a quei villaggi e a quei bambini, l’accesso alle risorse che la natura metteva già a loro disposizione ma che singolarmente non avrebbero avuto la possibilità di cogliere.
L’acqua è vita, l’acqua è salute, l’acqua è energia, l’acqua è speranza, l’acqua è futuro.
Forte dell’esperienza appena conclusa ad Usokami il Prof. Monari, sostenuto dalla Diocesi di iringa con l’aiuto dei Padri Missionari della Consolata propose, di costruire un impianto idroelettrico da inserire in un più ampio progetto “polisettoriale” di accesso all’energia ad alle risorse naturali, in modo sostenibile sia sul piano ambientale che su quello economico; ad esclusivo vantaggio di quelle famiglie e di quei villaggi nel territorio della Diocesi di Iringa.
Nacque così il Progetto Idroelettrico Polisettoriale “pane, acqua, salute, istruzione, lavoro” (ora Hydroelectric Integrated project Madege) che prevedeva la realizzazione di un impianto idroelettrico che (senza interrompere il flusso naturale del corso d’acqua) potesse alimentare una centrale idroelettrica per la produzione di energia da distribuire nei villaggi vicini, nelle case e nelle strutture pubbliche e della Diocesi.
Individuato lungo il corso del fiume Lukosi, nei pressi del villaggio di Madege (in località Maguta), un tratto con un salto (cascata) sufficiente per alimentare due turbine in grado di produrre l’energia necessaria alle esigenze locali, oltre ad un surplus che avrebbe potuto essere venduto alla rete nazionale, garantendo introiti economici sufficienti ad assicurare la manutenzione futura dell’impianto, si decise di iniziare lì la realizzazione dell’impianto.
All’inizio degli anni 2000 i primi volontari Italiani di SCSF aiutati da manodopera locale e dalla Diocesi di Iringa cominciarono la costruzione della casa ora intitolata al prof. Edgardo Monari e che tuttora costituisce la base e la dimora dei volontari che operano sul progetto.
L’accesso all’energia avrebbe dato poi la possibilità di distribuire luce ed acqua ai villaggi, consentendo un notevole miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie e dato la possibilità di costruire scuole e infrastrutture a servizio dei villaggi vicini.
Il progetto Idroelettrico originario fu redatto dal Prof. Ing. Cocchi titolare della cattedra di Idraulica della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna e amico fraterno del prof. Monari. Successivamente la parte esecutiva è stata sviluppata (a titolo completamente gratuito) dalla Brulli Energia di Reggio Emilia, allora partner tecnologico del progetto.
Caratteristica peculiare del progetto fu sin dall’inizio l’impronta spiccatamente volontaristica della realizzazione, orientata dal Prof. Monari al più completo spirito di totale gratuità.
Il progetto è stato realizzato utilizzando al meglio le risorse naturali ed umane locali, garantendo lavoro e formazione a personale locale in modo che le famiglie potessero avere un componente impegnato e pagato per il lavoro svolto, senza doversi allontanare dalle rispettive famiglie per lunghi periodi, ed interagendo con tecnici specializzati che si davano disponibili ad operare e garantire la correttezza tecnica della realizzazione come volontari.
Nei primi anni ‘10 per uniformarsi alle normative nazionali e locali sulla produzione e distribuzione dell’energia, il progetto ha subito un radicale cambiamento di rotta che non potendo distribuire direttamente l’energia alle case ed alle famiglie, si è trasformato in un progetto di produzione e vendita dell’energia, sempre però volto a recuperare risorse economiche che la Diocesi di Iringa (concessionaria tramite la società di scopo Lung’ali N.R. Ltd) si è impegnata a reinvestire per progetti di sviluppo per le comunità locali ad esclusivo vantaggio delle famiglie e delle persone che vivono nei villaggi vicini all’impianto.
Le successive crisi economiche che hanno colpito l’Europa e l’Italia nel 2011 e nel 2015 hanno costretto ad una revisione del modello di finanziamento del progetto (i cui costi di realizzazione erano nel frattempo aumentati) che ha portato ad un avvicendamento (nel 2018 – 2020) tra SCSF (che aveva fino ad allora investito circa 5.000.000 di €uro sul progetto, compreso l’acquisto della turbina e dell’alternatore – ora in fase di ultimazione sul posto – costati da soli 750.000 € e coperti completamente dalle risorse economiche messe a disposizione da SCSF) e la Diocesi di Iringa che tramite la società Lung’Ali, sotto la guida di Padre Luciano Mpoma ha da allora avuto l’onere di procurare le risorse economiche per completare quello che nel 2018 era stimato come il 10% mancante per la messa in esercizio dell’impianto.
Il cambio delle politiche governative in merito ai piccoli impianti di produzione di energia al servizio delle comunità agricole locali, all’inizio degli anni ‘20 e la pandemia da Covid hanno poi inferto al progetto un’ulteriore pausa durata quasi quattro anni.
Attualmente, sempre grazie alla fatica ed alla perseveranza della Diocesi Cattolica di Iringa ed in particolare del suo Pastore e Guida, Mons. Tarcisius Ngalalekumtwa e del Direttore di Lung’Ali Natural Resources Ltd., Padre Luciano Mpoma, sono state reperite risorse finanziarie presso il Governo della Tanzania e presso enti ed istituzioni bancarie locali che hanno consentito la ripresa del cantiere affidando il completamento della centrale idroelettrica e della messa in esercizio finale dell’impianto alla società italiana ZECO Hydropower (produttrice della turbina ora in fase di installazione).
L’obiettivo dichiarato è quello di poter mettere in esercizio l’impianto entro la fine del 2025, al fine di conferire l’energia prodotta alla rete nazionale secondo le norme del Governo della Tanzania e secondo l’accordo (SPPA) siglato tra Lung’Ali e (REA/TANESCO).
Le risorse provenienti da questa fornitura serviranno alla Diocesi per ripianare i debiti contratti, per reperire le risorse economiche necessarie all’eventuale successivo ampliamento del progetto stesso (con l’installazione di una seconda turbina per l’impiego della quale l’impianto attuale è già predisposto), coprire le necessità economiche della manutenzione di un impianto del genere, ed infine di reperire risorse per progetti di sviluppo locale nei villaggi limitrofi secondo l’intento originario del progetto “pane, acqua, salute, istruzione, lavoro”.
SCSF, consapevole dei propri limiti operativi attuali continua ad affiancare la Diocesi di Iringa per giungere al completamento del progetto cui tanti amici hanno dedicato risorse, entusiasmo, fatiche e tempo.
Altri aggiornamenti dal cantiere del progetto idroelettrico, dove i tecnici locali diretti dal nostro partner tecnologico (ZECO Hydropower che ha prodotto la turbina) assieme ai muratori locali guidati dai tecnici di Lung’Ali, hanno completato il collegamento della turbina al ramo di uscita della condotta forzata e stanno predisponendo le armature per il getto di completamento e ancoraggio della turbina stessa.
Un grazie a tutti i tecnici, lavoratori e amici di Lung’Ali e di ZECO e in particolare a P. Luciano Mpoma che dopo molti sforzi è riuscito nel difficile intento di trovare le risorse per riavviare il cantiere.
Riprendono i lavori a Maguta, nel cantiere dell’Hi project, i nostro progetto idroelettrico integrato sulle Iringa Highlands, in preparazione delle prossime attività che si spera potranno condurre al completamento dell’impianto entro il prossimo anno.
Gli sforzi dei nostri amici in Tanzania, della Diocesi e il cambio di politica energetica del Governo Tanzano hanno consentito la ripresa di questi giorni: i saldatori sono all’opera in cantiere per assemblare le parti della turbina che potrà così essere finalmente collegata alla condotta e fissata con il getto di completamento …
In previsione della prossima transizione a “fondazione” e per uniformarsi alle nuove normative abbiamo rinnovato la nostra casella di Posta Elettronica Certificata (PEC)
Dal 28 giugno 2024 il nostro indirizzo PEC sarà il seguente: scsf_certa@pec.scsf.it
Per qualsiasi comunicazione che preveda l’obbligo di utilizzare la PEC siete pregati di utilizzare il nuovo indirizzo. Quello precedente non è più attivo dalla medesima data.
Per ogni altra comunicazione ordinaria siete pregati di utilizzare i nostri indirizzi di Posta elettronica ordinaria (Peo):