La strada maestra di vita

Carlo Lesi

Prima di salire a Maguta ci siamo fermati ad Iringa nelle vicinanze del mercato. Mentre aspettavamo che aprisse l’emporio per la spesa si sono avvicinati due ragazzi che hanno salutato Mario che conoscono da anni. Mario ad Iringa è di casa sia per gli acquisti che compie sia per la manutenzione che compie a favore dei fuoristrada della ONG. Il suo carattere aperto lo porta a diventare con facilità rafiki ( amico in swaili) di molti. Edmund e Julius ci hanno salutato con il tipico calore del popolo tanzaniano. Sorrisi, strette di mano, l’immancabile karibu ( benvenuto) battute che si concludono sempre con una risata. E’ un popolo che possiede ancora il senso ed il sapore della risata. Con occhi vivaci e sorriso smagliante hanno pian piano tolto dalle borse, che portavano a tracolla, alcuni oggetti che hanno posto per terra: piccoli animali e sopramobili in legno, stuoie di varia grandezza, disponibili i due ragazzi a sconti favolosi!!?. Un negozio inventato lì per lì sul marciapiede all’aria aperta: open space diremmo noi per darci un tono. Non ci vuole molto: oggetti da proporre, un abile venditore, un acquirente accalappiato ed il gioco è fatto. Inizia la contrattazione. Si da il caso che l’acquirente non fosse interessato all’acquisto per cui il colloquio è divagato su altri argomenti favorito dalla buona conoscenza dell’inglese di uno dei due. Inglese imparato on the road a contatto con i turisti che passano da Iringa fra giugno e settembre. Alla faccia di tutte le scuole costose in cui si insegna inglese! Hanno subito soggiunto che ci sono anche molti volontari ma non hanno soldi per cui comperano poco o nulla. I nostri amici però si ingegnano con altre fonti di guadagno per mangiare e vivere loro e la famiglia che hanno sulle spalle. Sono entrambi padri uno di una bimba di un anno e l’altro di due bimbi di quattro e due anni: una sola è la moglie. I bambini devono crescere robusti hanno replicato alle domande del mancato acquirente. Il ragazzo che sapeva l’inglese si è lanciato a raccontare di vendere la sua mercanzia anche in un negozio che possiede fuori città aggiungendo che per arrotondare gli affari lavora la terra, come anche il suo amico altrettanto furbo ma penalizzato dal masticare poco l’inglese. Visto che l’acquirente tergiversava gli hanno detto chiaro e tondo – sempre con un ironico sorriso sulle labbra – che se non acquistava nulla non avevano soldi per nutrire i figli che così si sarebbero ammalati. Poiché il possibile compratore ha un cuore ha dato loro appuntamento on the road la prossima settimana quando ripasserà da Iringa. Non sono necessarie agende per vederlo. Il filo sottile della domanda e dell’offerta porterà ad incontrarli. Ed il futuro acquirente mentre saliva sul Toyota che lo avrebbe portato a Maguta ha pensato che è la strada ad essere maestra di vita e non la storia come ci è stato insegnato sui banchi di scuola.

La Condotta … 15 ottobre, sabato

Stefano Manservisi

Dopo pranzo sistemiamo le nostre cose nelle camere e con Carlo tentiamo di risolvere i suoi problemi di connessione che lo hanno isolato dal mondo impedendogli di accedere a Internet. Alla fine riusciamo a risolvere in qualche modo (piuttosto empiricamente), mentre l’ineffabile Mario è già pronto sul Toyota per accompagnarci a vedere l’opera: la condotta forzata.

Scendiamo verso la diga e risaliamo fino alla passerella che la attraversa in tutta la lunghezza. Da qui si può avere una visione di insieme della di tutto il lavoro fatto: a valle dal vano che contiene la valvola a farfalla (in sostanza il “rubinetto” a monte della condotta) scende come un lungo serpentone, la condotta forzata che, adagiata sul ciglio destro (scendendo) della strada di servizio percorre i lieve discesa i primi 900 m di percorso fino ad immettersi nel tratto in caduta quasi verticale fino alla centrale elettrica. A monte si può (per ora) solo immaginare l’invaso che nascerà una volta che, chiusi gli scarichi di fondo della diga, l’acqua avrà allagato l’ansa del Lukosi fino a che il livello non avrà raggiunto la soglia tracimante dello sbarramento che permetterà, una volta riempito il bacino di mantenere invariato il percorso e la portata del Lukosi mantenendo inalterato il suggestivo aspetto delle cascate del Lukosi e delle successive placide anse a valle dello sbarramento. Devo dire che vedere dall’alto quell’enorme serpentone metallico dà grande soddisfazione e suscita una fortissima emozione ed ammirazione per coloro (provenienti dall’Italia o da queste montagne) che l’hanno pensata e realizzata. Ovviamente il pensiero corre anche alla visionaria lungimiranza del Prof. Monari che in un periodo nel qual non era certamente immaginabile l’attuale sviluppo della questione energetica sia locale che mondiale, seppe anticipare a dispetto di tanti pragmatismi limitati l’attuale possibilità di realizzare una opera che può realmente incidere sullo sviluppo locale di queste popolose montagne e che ora può avere anche reali opportunità di auto sostenersi economicamente allontanando lo spettro di avere realizzato una cattedrale nel deserto o comunque uno strumento che una volta lasciato ai suoi legittimi destinatari venga poi abbandonato per mancanza di risorse. Percorriamo quindi tutta la strada di servizio fino all’imponente giunto a “T” da cui parte il salto della condotta verso le turbine in basso e verso il pozzo piezometrico in altro e che si perde sopra la scarpata e si inoltra nella boscaglia sovrastante.

Rientriamo e telefoniamo subito agli artefici di questo miracolo: Marco, Mario, Giuseppe Annamaria e i saldatori che hanno veramente messo a segno un grande colpo per il nostro spirito rinfrancato nel vedere pressoché realizzata una delle parti più difficili ed incognite del nostro progetto.

Certo ci sono ancora molte cose da fare e non meno impegnative come la parte inferiore del salto verso la centrale e la realizzazione del basamento delle turbine e della centrale stessa e degli scarichi che ricondurranno al tranquillo corso del Lukosi le acque che hanno fatto girare le turbine per produrre energia elettrica per questi villaggi.

Cena con pastina nel brodo di verdura e qualche scatoletta. Poi ci dedichiamo ciascuno al proprio diario o al riordino delle proprie cose. Domattina colazione alle 8 e visita al cantiere inferiore.

Casa Monari … 15 ottobre

Stefano Manservisi

Incontriamo P. Wissa che stava uscendo piuttosto stupito di vederci li alle 9 del mattino quando lui pensava che dovessimo essere ancor a Morogoro.

L’accoglienza qui è sempre fraterna e sincera, è bello incontrare gli amici da queste parti, l’entusiasmo è sempre contagioso.

Scambiamo due chiacchiere di benvenuto e di veloce aggiornamento sull’incontro di Mercoledì con mons. Tarcisius e su quello che dovrà seguire martedì prossimo. Prima di salutarci proponiamo di spendere la mezza giornata recuperata in una escursione al parco del Ruaha nella giornata di lunedì. Ci aggiorneremo domani pomeriggio una volta che sia arrivato a Iringa anche P. Luciano.

Prima di salire a Maguta passiamo per il mercato di Iringa a recuperare Mario che sta facendo un poco di spesa per il breve soggiorno a Casa Monari a Maguta.

Lasciamo Iringa e iniziamo a salire sulle nostre montagne passando dall’abitato di Ipoigoro, poi Kilolo (sede della provincia) per poi passare da Kidabaga dove arriviamo nel pieno del variopinto mercato settimanale, pieno di gente e colori. Infine, dopo avere “scollinato” un paio di volte , arriviamo a Madege il capoluogo all’interno del cui territorio si estende il nostro impianto idroelettrico sul fiume Lukosi in località Manguta.

Arriviamo a Casa Monari giusto in tempo per il pranzo.

Come sempre arrivare qui è un po come arrivare a casa e come sempre, l’accoglienza delle ragazze Innocenthia e Tafrigia, dei meccanici, dei capi squadra e di William il capocantiere è degna di fratelli rientrati dopo un lungo viaggio.

Il tempo di sistemare i bagagli nelle camere che è già ora di pranzo. Taffy e Innocenthia hanno preparato degli ottimi maccheroni con un ottimo sugo all’amatriciana.

Sua maestà il Baobab

Carlo Lesi

Nella lunga e faticosa galoppata odierna il paesaggio più affascinante è quello che inizia dopo Mikuni quando si inizia la salita verso l’altopiano che porta ad Iringa. Salendo ci si accorge di essere circondati da montagne maestose che rimangono sullo sfondo. La natura si fa selvaggia tanto che non si osservano insediamenti umani. E’ il regno incontrastato del baobab che accompagna il fiume Piccolo Ruah, che ai piedi della vallata riceve come affluente il Lukosi il fiume della diga di Maguta. Il baobab lo si osserva anche oltre la vallata. Ha un nome simpatico, giocato sulla stessa consonante ripetuta tre volte e tre vocali. Potrebbe essere il nome di una pizza, di un gelato o di un frappé: pizza al baobab, gelato al baobab o se preferite frappè al baobab. E’ un nome dal sapore esotico. Il fusto in genere è grosso e largo per poi sfrangiarsi in numerosi rami bitorzoluti che si assottigliano un po’ alla volta per finire nel nulla. Scarse le foglie per evidenziare l’essenzialità e la nodosità del ramo. La dolce luce del tramonto stasera ne illuminava alcune parte conferendo loro un aspetto lattiginoso. L’ho sempre osservato come l’espressione della vita: nasce con molte speranze che vanno riducendosi con gli anni. Bitorzoli espressione delle difficoltà esistenziali, nodi quali immagini delle scelte da compiere. Lo si potrebbe definire l’albero della vita, vita che nelle zone del baobab deve essere grama: ho visto donne zappare e bambini governare lo scarso bestiame di cui è dotata una famiglia. Ho visto donne magre camminare ai bordi della strada con un cesto sul capo colmo di frutta ed il bambino fasciato sulla schiena. Ho osservato anche qualche uomo lavorare nei campi ma più spesso attorno ad un biliardo con la stecca in mano per colpire le boccette. Non una gran bella figura! Ha ragione chi ha affermato che l’ Africa si salverà grazie alle donne.

Black is Black … 14 ottobre

Stefano Manservisi

Alle 8 il Kurasini è già tutto in piedi, congressisti compresi, carichiamo le macchine e decidiamo di valutare se proseguire o meno una volta arrivati a Morogoro.

Dar è semi deserta per la giornata festiva, ma tutto il traffico si è spostato fuori, dove la gente sembra che abbia approfittato della festività per fare qualsiasi attività, lasciare Dar è stato molto più difficoltoso che attraversarla, comunque una volta lascito l’ultimo villaggio della fascia extraurbana di Dar si riprend a viaggiare serenamente.

Persorriamo la Morogoro road sotto un cielo insolitamente nuvoloso, avendo lasciato il traffico alle nostre spalle il segno diritto della strada si prolunga davanti a noi salendo e scendendo le dolci colline di questa infinita pianura. Immersi in questo paesaggio e sotto le prime gocce di pioggia, Elia estrae una cassetta con “Rain and tears” cantata da Denis Russos e “Black is Black” difficilmente un colonna sonora poteva essere più azzeccata! Sembra di essere fuori dal tempo … alziamo il volume … fantastico!

Arriviamo al Glonency di Morogoro alle 13 e alle 14 abbiamo già mangiato l’ormai familiare riso in bianco con manzo o pollo in umido e verdure saltate sotto la grande tettoia in paglia e quindi decidiamo di proseguire fino oltre il parco del Mikumi e aggiornare la scelta del da farsi quando saremo al Tan Swiss lodge al villaggio di Mikumi (www.tan-swiss.com).

Ci arriviamo alle 16 e decidiamo di percorrere anche i 166 km che ci separano da Iringa dopo avere prenotato le camere al Willolesi Hilltop Hotel (nome un purtroppo altisonante per la realtà del posto ma certamente dignitoso, abbastanza pulito e comunque in una bella posizione che domina la città).

Percorriamo la bellissima valle dei Baobab costeggiando un tratto del fiume Ruaha Kidogo (Ruaha piccolo) passando in mezzo a imponenti baobab che nella loro imponente e nodosa presenza sembrano essere qui dall’origine dell’Africa … quasi ne fossero gli spiriti protettori, la luce calda del tardo pomeriggio aumenta la suggestione, maciniamo altri chilometri e superato il ponte alla confluenza del Ruaha Kidogo con il nostro Lukosi affrontiamo le prime rampe della salita di Kitonga che ci porterà in cima all’altopiano di Iringa. Qui incontriamo la solita teoria di enormi lumaconi stracarichi che arrancano in salita o che scendono altrettanto lentamente ben sapendo che sovraccarichi e malandati come sono questi TIR non potrebbero mai riuscire a fermarsi indenni se dovessero prendere anche solo un po’ di velocità su questo ratto di strada.

Attraversiamo gli ultimi villaggi prima di Iringa ormai al buio.

Bisogna dire che qui viaggiare di sera al buio e affare piuttosto delicato in quanto non è come da noi dove viaggiare al buio significa quasi certamente essere in una zona pressoché disabitata, mentre se si attraversano centri abitati quasi certamente c’è la illuminazione stradale, qui nel buio quasi totale, appena rischiarato dal chiarore lunare, da qualche sporadica lampadina degli innumerevoli negozietti che fiancheggiano la strada e dei fari delle macchine, c’è un mondo brulicante di gente, bambini, commercianti, biciclette, animali e di mille altre cose che potenzialmente ti potrebbero tagliare la strada all’improvviso.

Arriviamo alla reception alla 8:10 dove Mario riceve la solita calorosa accoglienza. L’aria è cambiata, qui è fresco, quasi freddino. Scarichiamo i Toyota e ci ritroviamo per mangiare una zuppa di verdure calda prima di andare a dormire, comunque sia anche se ormai asfaltata di nuovo quasi tutta , 600 km di strada sono piuttosto impegnativi.

Domattina colazione alle 7:30 poi mentre Mario va a fare la spesa al mercato di Iringa, noi possiamo andare a cercare P. Wissa alla casa vescovile.

Mkutano wa Dar es Salaam… 13 ottobre

Stefano Manservisi

Sveglia alle 6:30, la notte sul “Buganda” non è stata proprio tranquilla, il vento che ha soffiato ininterrottamente dal lago ha fatto cigolare questa vecchia barca tanto da svegliarmi tre o quattro volte … comunque il panaorama del lago Victoria alle prime luci del mattino ripaga ampiamente qualche disagio notturno.

Colazione all’inglese e passaggio all’aeroporto. Il volo parte con più di 40 minuti di ritardo ed arriviamo a Dar alle 11.

Decidiamo di fare un passagglio al centro commerciale “village” in fondo all’Oyster Bay per fare alcuni acquisti prima del viaggio di domani e per il pranzo, purtroppo non abbiamo fatto i conti con il traffico di Dar es Salaam nell’ora di punta. La deviazione all’oyster bay ci è costata quasi due ore di tempo tra andata e ritorno, arriviamo al Kurasini dopo le 4 del pomeriggio. Ci sediamo al bar per preparare l’incontro con il Vescovo di Iringa e con p. Lucino che dovrà servire a mettere le basi della collaborazione futura per l’avviamento e la gestione dell’impianto idroelettrico, molti saranno i punti da chiarire e alcuni anche piuttosto delicati. Alle sei meno un quarto ci trasferiamo alla Nazareth house (in pratica l’ambasciata della diocesi di Iringa a Dar) per l’incontro.

Il Vescovo ci accoglie con la solita fraterna cordialità e sediamo attorno al tavolo dove, dopo una breve introduzione per introdurre i temi che dovremo affrontare cominciamo subito ad entrare nel merito.

Alla fine l’incontro è durato quasi due ore ed è stato ampiamente positivo e costruttivo, tutti i nostri dubbi sulle modalità della gestione futura dell’impianto e sulle possibili interazioni con gli enti governativi della Tanzania per l’accesso a finanziamenti per la elettrificazione delle zone rurali o ad altre opportunità di supporto che permettano al reale futura autosifficienza economica e tecnica del nostro progetto sono stati fugati, ed abbiamo concordaro altri due importanti appuntamenti operativi, uno a Iringa a livello tecnico ed uno a Bologna in occasione della visita di Monsignore in Italia poco dopo il nostro rientro.

Concluso l’incontro con una parola del Vescovo ci viene servita la cena a base di riso, pollo il umido e verdure speziate.

Dopo cena salutiamo il Vescovo in partenza per Mwanza e p. Luciano che ci raggiungerà ad Iringa per gli incontri operativi.

Alle 22 rientriamo al Kurasini e scopriamo che al nostro piano manca la luce e che nessuno si è preso la briga di aggiustare nulla. Mario cerca la direttrice che semplicemente sotto la luce di un lampione del cortile (acceso) ci dice chè è un problema della TANESCO (come dire colpa dell’enel in italia e dirlo sotto una luce accesa).

Certo che per dormire non serve la luce, ma per chi come noi si sta dando da fare per cercare proprio di dare questa opportunità a chi non l’ha è difficile accettare questo atteggiamento. In fin dei conti questo è l’ostello della Conferenza Episcopale e cerca di dare una certa immagine, ospitando gente da tutto il mondo, corsi, convegni e non si può fare spallucce se un ospite fa notare che nella sua camera manca la luce (quando questa c’è in tutto il resto del complesso e della città). Questo non perchè in quanto ospiti ci è dovuta la luce ma perchè se stai dando un servizio che prevede camere con letti, materassi e bagno non puoi ignorare chi ti sta dicendo che manca il materasso … allo stesso modo se offri una camera con lampadina !!! Altrimenti non fai altro che alimentare i luoghi comuni sull’africa indolente e sugli africani fatalisti. Comunque Mario riesce a risolvere in qualche modo il problema a vantaggio nostro e di tutti gli ospiti del primo piano, il disappunto resta.

Domani è giorno festivo, si commemora l’anniversario della morte di Julius Nierere fondatore della Tanzania.

Dovremmo quindi trovare una città semi deserta e senza il solito caos, decidiamo di prendercela con un poco più di calma e ti trovarci per le 8 e fare colazione sulla strada per Morogoro ed essere ad iringa per salire a Maguta sabato.

Mwanza, una città sorridente

Carlo Lesi

Partiti alle 8.40 dallo sperduto aeroporto di Synianga siamo atterrati 30 minuti dopo nella accogliente Mwanza. E’ una città che suscita simpatia: la luce tenue si riflette sulle colline cosparse di massi giganteschi e sul lago Vittoria dalle placide acque. Mwanza è la seconda città della Tanzania, fulcro economico del lago Vittoria circondato anche da Uganda e Kenya. Notevole è la presenza indiana ed ha un porto da cui transita gran parte del cotone, del tea e del caffè coltivati nelle fertili regioni occidentali del paese. La principale tribù locale è quella dei sukoma, il gruppo etnico più numeroso della Tanzania.

Fulcro operativo della giornata è stato l’incontro con il Direttore Generale del Bugando Medical Hospital ( BMH) a cui la ONG SCSF ha donato una TAC. Dopo molte peripezie tecniche, entro breve verrà sistemata diventando funzionate. L’incontro è servito per mettere le basi di una futura collaborazione SCSF-BMH che vada oltre la TAC.

Pomeriggio dedicato al riposo dopo un’intensa giornata di spostamenti e riunioni. Nel pomeriggio la luce solare è stata bruscamente interrotta da un temporale tempestoso risoltosi in breve tempo. Sono comparse nubi minacciose che hanno lasciato posto alla luna piena che si rispecchiava sul lago con una striscia di luce argentea: ravvivava il moto stagnante delle acque del lago.

In viaggio … 8 ottobre, si parte

Sveglia alle 4 del mattino e imbarco per Amsterdam alle 6:10 con KLM. Alle 10:40 con circa mezz’ora di ritardo decollo per Dar es Salaam con scalo a Kilimanjaro. Il 777 della KLM è pieno la hostess mi dice che curiosamente (?) in classe economica quasi tutti i passeggeri scenderanno a Kilimanjaro per una vacanza, mentre in business quasi tutti proseguono per lavoro a Dar es Salaam.

Volo tranquillo, il pc piccolo con lo schermo fuori uso per uno “schiacciamento” del bagaglio (meno male che ho preso anche il portatile grande) e scenetta divertente nel coinvolgere tre passeggeri nella ricerca della batteria del mio cellulare che si è infilata in uno dei recessi più irraggiungibili del sedile, comunque alla fine l’abbiamo recuperata.

Arrivo a Dar pressoché in orario. Formalità doganali minime e veloci (unica novità gli scanner per le impronte digitali)

Recuperiamo i bagagli senza problemi e usciamo dal Julius Nierere.

Fuori ci aspettano Mario ed Elia che sono venuti a prenderci con il toyota.

A Dar 26° e 90% di umidità, alle 22 circa il traffico è anche affrontabile in 10′ siamo al kurasini dove Mario ci ha già prenotato le camere e ci fa trovare anche una bottiglia d’acqua in camera.

Passano a salutarci Marco e il capo squadra dei saldatori.

Domattina con calma ci incontriamo al bar alle 9.

Camera a posto con acqua, luce, pale e condizionatore funzionanti (e non è micca una cosa scontata qui!),

Dopo avere svitato tutte le infinite minuscole vitine del pc piccolo con la punta del coltellino svizzero riesco a sistemare lo schermo “alla vecchia” … meglio così, riavvito tutto e vado a fare la doccia … poi a nanna.

Viaggio di Solidarietà in Tanzania 8-21 ottobre 2011

Ecco il programma di massima del prossimo viaggio in Tanzania, cui parteciperanno assieme al presidente di SCSFong anche Stefano Manservisi, Carlo Lesi e Mario Canali (che è già sul posto):

08 OTT  sabato – BOLOGNA – DAR ES SALAAM
pernottamento a Dar (Kurasini – Pope John Paul II hostel)

09 OTT domenica – DAR ES SALAAM
incontri con l’ing. Asghedom Woldeghiorghis, con i tecnici in rientro dal cantiere e con P. Luciano e all’Ufficio per la Cooperazione Italiana all’Estero dell’Ambasciata Italiana
pernottamento a Dar

10 OTT lunedì  – volo DAR – SHINYANGA -trasferimento in auto a  TABORA
pernottamento a TABORA

11 OTT martedì – TABORA
incontri con l’Arcivescovo di Tabora, Mons. Paul Ruzoka per discutere la richiesta di sostegno al progetto della TABORA BOARDING SCHOOL: casa e scuola di accoglienza per i bambini albini e down
pernottamento a TABORA

12 OTT mercoledì – trasferimento TABORA – SHINYANGA – volo per MWANZA
pernottamento a MWANZA

13 OTT giovedì  MWANZA – DAR
in mattinata visita e incontri con la direzione del BUGANDO M.C. per fare il punto sulla installazione delle apparecchiature elettroniche di protezione per salvaguardare l’apparecchiatura per la TAC che abbiamo installato e proposta di convenzione tra SCSFong e il Bugando Medical Centre.
pernottamento a DAR (Kurasini – Pope John Paul II hostel)

14 OTT venerdì – trasferimento in auto DAR – MOROGORO
passaggio e visita all’Allamano Seminary dai nostri amici Padri della Consolata
pernottamento a Morogoro

15 OTT sabato – trasferimento in auto MOROGORO – IRINGA
visita alla casa diocesana
pernottamento a Iringa

16 OTT domenica – IRINGA
incontro e colloquio con il Vescovo di Iringa, Mons. Tarcisius Ngalalekumtwa per fare il punto sulla realizzazione del Progetto Idroelettrico Integrato “pane, acqua, salute, istruzione, lavoro” di Madege (HiProject Madege) visita al St. John of the Cross Hospital di Tosamaganga e all’orfanotrofio.
pernottamento a Iringa

17 OTT lunedì – trasferimento in auto IRINGA – MAGUTA (Madege)
pernottamento a Maguta

18 OTT martedì – MAGUTA
saluto agli operai e sopralluoghi al cantiere della condotta e della centrale – visita al dispensario di Madege
pernottamento a Maguta

19 OTT mercoledì – trasferimento in auto MAGUTA – IRINGA – MIKUMI
pernottamento a Mikumi

20 OTT giovedì – trasferimento in auto  MIKUMI – DAR
pernottamento a Dar (Kurasini – Pope John Paul II hostel)

21 OTT venerdì – DAR – AMSTERDAM
Incontri e giornata disponibile a DAR
in serata volo di rientro dal Julius Nierere international Airport di Dar Es Salaam

22 OTT sabato – AMSTERDAM – BOLOGNA
arrivo previsto all’aeroporto Marconi di Bologna alle 11:20

Come vedete un programma intenso ed articolato ma necessario per assicurare il corretto proseguimento dei nostri progetti in Tanzania la cui realizzazione passa fondamentalmente per il lavoro dei nostri amici volontari e tecnici e degli operai locali, ma anche dai contatti e dai rapporti con i nostri partner sul posto (Diocesi di Iringa e Bugando M.C.) e con le realtà locali a noi vicine delle quali non abbiamo mai ignorato le richieste di sostegno ed aiuto.

In Africa i programmi si fanno sapendo che dovranno essere rifatti, ma è importante anche lo sforzo organizzativo che stiamo facendo per coordinare al meglio tutte le attività legate alla realizzazione dei nostri progetti in un ambiente sociale, politico ed amministrativo in veloce trasformazione nel quale dobbiamo mantenerci aggiornati ed attivi.

E’ importante il vostro sostegno attivo e continuo per sostenere il nostro impegno, durante il viaggio cercheremo di aggiornare il diario di bordo tempestivamente utilizzando questo strumento e le nostre pagine attive su Facebook e Twitter, non fateci mancare il vostro supporto, seguiteci!

Posa della condotta

Un altro importante passo avanti è stato fatto  !!!

I nostri amici in cantiere a Maguta (Mario, Marco, Giuseppe e Annamaria) assieme alla squadra dei saldatori hanno praticamente completato la posa del 90% della condotta forzata.

Ecco le prime immagini scattate qualche giorno fa da Mario Canali:

Foto 1: Progetto Idroelettrico Integrato, cantiere di Maguta (Tz): posa della condotta forzata 07 sett 2011

Foto 2: Progetto Idroelettrico Integrato, cantiere di Maguta (Tz): posa della condotta forzata 07 sett 2011

Foto 3: Progetto Idroelettrico Integrato, cantiere di Maguta (Tz): posa della condotta forzata 07 sett 2011

Foto 4: Progetto Idroelettrico Integrato, cantiere di Maguta (Tz): posa della condotta forzata 07 sett 2011

Un caloroso ringraziamento a tutti colo che hanno reso possibile questo importante progresso nell’avanzamento dei nostri progetti.
Sono i momenti come questi che ci danno l’energia per proseguire e superare le innumerevoli difficoltà che ancora ci dividono dalla meta.

Stefano