Cari amici di SCSF, il 18 Marzo scorso, abbiamo avuto il piacere di incontrare Padre Luciano Mpoma e di conoscere s.e. Mons. Romanus Elamu Mihali, nuovo Vescovo nominato per la diocesi di Iringa.
Insieme al Presidente di SCSF Stefano Manservisi, il Geometra Andrea Gardini, Padre Luciano e s.e. Mons. Romanus Mihali abbiamo avuto un incontro costruttivo con lo staff della ZECO Hydropower, azienda vicentina che come sapete è partner tecnologico del nostro Progetto Idroelettrico Integrato (HI Project Madege).
Nell’occasione ci è stato comunicato che il container è già in navigazione nel mediterraneo e dovrebbe arrivare a Dar es Salaam entro metà aprile. Inoltre, per quanto riguarda la delicata fase di assemblaggio e la messa in esercizio della centrale idroelettrica, dopo che il materiale necessario sarà sul posto, a ZECO basterebbero 60-90 giorni per completare il lavoro e fare i collaudi necessari.
Condividiamo la speranza che le ultime fasi di questo impegnativo ed importante obiettivo, ideato dalla visionaria e lungimirante caparbietà del Prof. Edgardo Monari, nel quale tante risorse (economiche ed umane) sono state profuse da tutti gli amici di Solidarietà arrivi finalmente a compimento consentendo di proseguire lungo il più ampio percorso del progetto originario: “pane, acqua, istruzione, salute e lavoro”.
Continuate a seguirci e a sostenerci.
Da sinistra: Dr. George Myemahanji (rappresentante ZECO Tanzania), Stefano Manservisi (SCSF), Ing. Vittorio Apolloni (ZECO), S.E. Mons. Romanus Mihali (Vescovo nominato della Diocesi di Iringa), Fr. Luciano Mpoma (Direttore di Lung’Ali Natural Resources Ltd Tanzania – società di scopo di proprietà della Diocesi di Iringa), Geom. Andrea Gardini (SCSF)
Cari amici e soci, come sapete stiamo affrontando la trasformazione della nostra associazione per adeguarci alla nuova normativa italiana sul “terzo settore”.
Per tanto, da gennaio 2024 e fino alla iscrizione al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS), con un nuovo codice fiscale e una nuova identità giuridica, NON sarà più possibile concedere le agevolazioni/sgravi fiscali per coloro che contribuiscono alla nostra attività con donazioni in denaro.
Le nostre attività ed i nostri progetti tuttavia proseguono secondo il medesimo spirito di Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere, mantenendo invariate modalità ed obiettivi !!
Il vostro contributo resta quindi fondamentale perciò vi chiediamo di continuare a sostenerci anche in questo momento (faticoso !) di trasformazione.
Appena avremo completato la transizione sarete informati dei nuovo riferimenti e potremo riprendere ad accedere alle agevolazioni fiscali secondo le norme vigenti.
Di seguito l’estratto delle mie risposte alle domande di Maurizio Donini:
Potrebbe spiegare brevemente che cos’è l’albinismo e come influisce sulla salute delle persone affette?
Ridotta o mancata produzione di melanina disfunzione genetica (ereditaria ?) le persone affette oltre alle problematiche legate alla pigmentazione (colore) della pelle devono affrontare una maggiore “debolezza” della pelle con maggior rischio di contrarre infezioni anche da piccole lesioni cutanee e problemi di vista dovute alle problematiche retiniche.
Quali sono le principali difficoltà sociali che gli africani albini incontrano nella vita quotidiana?
Rischi alla incolumità personale affette (vita in casi estremi) a causa delle superstizioni ancora diffuse soprattutto nelle aree rurali, isolamento sociale, per i bambini difficoltà di integrazione sociale, problematiche legate alla maggiore possibilità di contrarre malattie o infezioni correlate difficoltà di apprendimento legate alle difficoltà visive
Come viene percepito l’albinismo nelle diverse culture africane? Ci sono differenze significative tra i vari paesi?
Non so, conosco solo la situazione in Tanzania
Quali sono i principali pericoli per gli albini in Africa? Come influiscono le credenze superstiziose su queste minacce?
Nonostante il moglioramento in generale e principalmente nelle aree urbane e dove la popolazione ha maggiore e più facile accesso all’istruzione, le persone affette da albinismo continuano a correre rischi relativi all’isolamento sociale e alle persecuzioni legate alle superstizioni
Ci sono organizzazioni o associazioni in Africa che lavorano per proteggere e sostenere gli albini? Può descriverne alcune?
Conosco solo la realtà all’interno della quale operiamo anche noi come associazione, in Tanzania, a seguito dello stimolo impresso dalla diocesi cattolica di Tabora (regione dove l’albinismo appare diffuso , nonostante la mancanza di studi specifici) si è costituita a partire dal 2010 una “rete” di associazioni ed enti sia locali (diocesi, parrocchie) che internazionali che si sono attivate su un progetto integrato di sostegno e reintegrazione sociale per i bambini e le persone affette da albinismo nella regione di Tabora
Come influisce la mancanza di accesso a trattamenti medici specifici (come creme solari e controlli regolari per la pelle) sulla qualità della vita degli albini in Africa?
Certamente influisce sulla qualità della vita delle persone affette ma credo che sia solo una parte delle effettive problematiche che devono affrontare le persone affette da albinismo e che riguardano prevalentemente aspetti educativi, sociali e psicologici oltre che medici
In che modo le istituzioni locali e internazionali potrebbero intervenire per migliorare la situazione?
Sarebbe importante avviare studi e ricerche specifiche sul problema dell’albinismo coordinati per i diversi stati su base statistica (non è chiara al momento l’entità numerica dei soggetti coinvolti); medico – epidemiologica per meglio comprendere le problematiche anche correlate ed indotte o indirette e infine psicologia e sociale.
Ha qualche esperienza personale o storia che vorrebbe condividere sulle difficoltà affrontate dagli albini?
Le notizie degli episodi violenti ai danni dei bambini albini e delle loro famiglie in Tanzania ha certamente influito in modo decisivo sulla decisione di contribuire ai progetti in corso per il sostegno e la integrazione sociale dei bambini albini a Tabora in Tanzania
Quanto è diffuso il problema delle aggressioni contro persone albini in paesi come la Tanzania?
Nonostante una maggiore consapevolezza da parte della popolazione in merito al problema ed una maggiore sensibilità in merito dimostrata recentemente anche dal governo del paese, purtroppo episodi violenti e cruenti continuano periodicamente ad essere riportati
Quali passi concreti sono stati fatti, se ce ne sono, per migliorare la protezione e il supporto per le persone con albinismo?
Da parte governativa una certamente maggiore consapevolezza e l’inserimento all’interno del governo di persone affette da albinismo, progetti per l’inserimento delle persone affette da albinismo in speciali percorsi protetti per l’accesso al lavoro presso la pubblica amministrazione. Diffusione di progetti come il nostro che non si occupano solamente di procurare creme per la pelle (pur necessario) e occhiali da sole (che vengono percepiti dai soggetti affetti come ulteriormente emarginanti e quindi solitamente rifiutati pur essendo necessari) ma volti alla effettiva integrazione sociale ed educativa inserendo i bambini albini in percorsi educativi e scolastici comuni dove anche i bambini non affetti da albinismo possano venire educati alla inclusività ad alla accettazione delle persone “diverse” ed evitare di cadere vittime di ignoranza e superstizioni.
Cosa possono fare le comunità internazionali e i cittadini di altri paesi per sostenere la causa degli africani albini?
Sostenere ed incentivare economicamente ed amministrativamente progetti integrati volti alla educazione, integrazione sociale e supporto alle persone affette e alle loro famiglie, sostegno ed incentivazione di progetti di ricerca sul problema dell’albinismo al fine di meglio comprendere e definire cause, diffusione ed entità del problema per meglio indirizzare i progetti diretti al sostegno delle persone affette e di sensibilizzazione / educazione della popolazione non affetta.
Ci sono progressi nella sensibilizzazione e nell’educazione delle comunità locali sui diritti e le difficoltà degli albini?
A parte quello dove siamo direttamente coinvolti noi con le altre associazioni e enti della “rete” di Tabora non ne ho notizia. Per ora ho solo notizia di piccoli progetti volti alla raccolta di farmaci specifici, occhiali da sole e berretti (!) che vengono poi invia sul posto per la distribuzione a cura di associazioni o enti già presenti ma per altri progetti o scopi.
Come viene trattato questo tema nei media africani e internazionali?
Marginalmente e superficialmente e prevalentemente in occasione di eventi violenti
Quali sono le principali sfide nel far rispettare leggi che proteggano gli albini, laddove esistono?
Educazione ed istruzione , in particolare verso criteri di comprensione, condivisione ed inclusività, e di denuncia ed opposizione alle superstizioni ed allo sfruttamento commerciale e criminale che ne deriva
Quali misure preventive potrebbero essere adottate per garantire sicurezza e benessere agli albini in Africa?
Formazione ed informazione del personale scolastico e degli educatori sul problema dell’albinismo, attivazione di percorsi di accesso protetti all’istruzione ed al lavoro per una maggiore integrazione sociale delle persone affette da albinismo. Maggiore controllo ed lotta alla criminalità ed ai commerci illegali collegati alle superstizioni e credenze sull’albinismo.
l’assemblea ordinaria dei soci di Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere:
il giorno sabato 30 novembre 2024 alle ore 17:30
Presso la biblioteca del Salus Space in via Malvezza 2/2 a Bologna.
Dopo la registrazione dei soci partecipanti i lavori proseguiranno con il seguente ordine del giorno:
1) aggiornamenti sui progetti in corso e prossimi impegni
2) rinnovo delle iscrizioni e consolidamento dell’elenco dei soci di SCSF
3) aggiornamento sulla transizione in corso da o.n.g. a “fondazione”
4) approvazione della bozza di statuto aggiornato nel rispetto delle normative vigenti per le fondazioni.
5) approvazione dei rendiconto per le gestioni 2022 e 2023
6) lettura ed approvazione del verbale
Al termine dell’assemblea ci tratterremo assieme per un aperitivo etnico.
Si prega di comunicare la conferma della propria presenza in persona o per delega.
La quota associativa, comprensiva del contributo per l’aperitivo è fissata in € 30,00 per ciascun nuovo socio / rinnovo
La delega potrà essere conferita liberamente ad un altro partecipante anche via e-mail o messaggio whatsapp che il socio delegato dovrà presentare al momento della registrazione
La convocazione è stata inviata esclusivamente via e-mail a tutti gli iscritti presenti attualmente nell’elenco dei soci di SCSF e in regola con il versamento della quota annuale di iscrizione, sarà tuttavia possibile associarsi o rinnovare la propria associazione (anche per delega) al momento della registrazione.
Indicazioni di accesso alla struttura:
Le auto dovranno essere lasciate nel parcheggio della struttura sanitaria all’ingrasso principale del centro.
L’accesso interno è comunque garantito per le persone con difficoltà.
Per maggiori informazioni su Salus Space che ci ospiterà potete fare riferimento al seguente link
Di seguito le ultime immagini dei lavori in corso a Maguta:
COME È NATO IL PROGETTO IDROELETTRICO INTEGRATO (HI PROJECT MADEGE)
Alla fine degli anni ‘90 SCSF sta concludendo l’impianto idroelettrico sul fiume Mafufumwe, per dare corrente all’allora dispensario della missione bolognese presso la parrocchia di Usokami nella Diocesi di Iringa.
L’impianto dà energia a tutta la missione, al piccolo ospedale/dispensario e ad alcuni villaggi vicini.
In quel periodo SCSF è ancora guidata dal fondatore: il Prof. Dr. Edgardo Monari (Docente di Malattie Infettive Tropicali presso l’Università di Bologna ed aiuto Primario della clinica pediatrica universitaria all’istituto “Gozzadini” di Bologna).
Il Prof. Monari, assieme all’allora vescovo della Diocesi di Iringa con l’aiuto di Padre Salvador del Molino, esplorano le splendide montagne delle Iringa Highlands molto popolate da numerosi villaggi e famiglie che sopravvivono grazie al clima favorevole che mitiga i problemi sanitari e consente una buona ma faticosa agricoltura di sussistenza.
Le famiglie vivono dei prodotti della loro terra ma al prezzo di grandi fatiche e sacrifici: gli uomini sono spesso costretti a lunghi periodi di lontananza impegnati in lavori che possano garantire qualche minima entrata economica alle loro famiglie; le donne, impegnate nei campi e negli orti, costrette a lunghe ore quotidiane di cammino per procurare l’acqua (che pure non manca su queste montagne) per la famiglie, oppure per portare al mercato i pochi frutti delle loro fatiche da scambiarle con pochi soldi o con ciò che manca a casa.
In queste faticose e quotidiane attività sono aiutate dai bambini e dalle bambine che in questo modo non hanno però l’occasione di poter frequentare la scuola (spesso lontana ore di cammino) o di avere una infanzia serena.
Fu evidente il contrasto tra la fertile rigogliosità della natura, graziata dalla abbondante presenza dell’acqua lungo tutto il tempo dell’anno, e le condizioni di vita delle famiglie.
Fu quindi, da subito chiaro cosa fosse necessario: occorreva dare a quelle persone, a quelle famiglie a quei villaggi e a quei bambini, l’accesso alle risorse che la natura metteva già a loro disposizione ma che singolarmente non avrebbero avuto la possibilità di cogliere.
L’acqua è vita, l’acqua è salute, l’acqua è energia, l’acqua è speranza, l’acqua è futuro.
Forte dell’esperienza appena conclusa ad Usokami il Prof. Monari, sostenuto dalla Diocesi di iringa con l’aiuto dei Padri Missionari della Consolata propose, di costruire un impianto idroelettrico da inserire in un più ampio progetto “polisettoriale” di accesso all’energia ad alle risorse naturali, in modo sostenibile sia sul piano ambientale che su quello economico; ad esclusivo vantaggio di quelle famiglie e di quei villaggi nel territorio della Diocesi di Iringa.
Nacque così il Progetto Idroelettrico Polisettoriale “pane, acqua, salute, istruzione, lavoro” (ora Hydroelectric Integrated project Madege) che prevedeva la realizzazione di un impianto idroelettrico che (senza interrompere il flusso naturale del corso d’acqua) potesse alimentare una centrale idroelettrica per la produzione di energia da distribuire nei villaggi vicini, nelle case e nelle strutture pubbliche e della Diocesi.
Individuato lungo il corso del fiume Lukosi, nei pressi del villaggio di Madege (in località Maguta), un tratto con un salto (cascata) sufficiente per alimentare due turbine in grado di produrre l’energia necessaria alle esigenze locali, oltre ad un surplus che avrebbe potuto essere venduto alla rete nazionale, garantendo introiti economici sufficienti ad assicurare la manutenzione futura dell’impianto, si decise di iniziare lì la realizzazione dell’impianto.
All’inizio degli anni 2000 i primi volontari Italiani di SCSF aiutati da manodopera locale e dalla Diocesi di Iringa cominciarono la costruzione della casa ora intitolata al prof. Edgardo Monari e che tuttora costituisce la base e la dimora dei volontari che operano sul progetto.
L’accesso all’energia avrebbe dato poi la possibilità di distribuire luce ed acqua ai villaggi, consentendo un notevole miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie e dato la possibilità di costruire scuole e infrastrutture a servizio dei villaggi vicini.
Il progetto Idroelettrico originario fu redatto dal Prof. Ing. Cocchi titolare della cattedra di Idraulica della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna e amico fraterno del prof. Monari. Successivamente la parte esecutiva è stata sviluppata (a titolo completamente gratuito) dalla Brulli Energia di Reggio Emilia, allora partner tecnologico del progetto.
Caratteristica peculiare del progetto fu sin dall’inizio l’impronta spiccatamente volontaristica della realizzazione, orientata dal Prof. Monari al più completo spirito di totale gratuità.
Il progetto è stato realizzato utilizzando al meglio le risorse naturali ed umane locali, garantendo lavoro e formazione a personale locale in modo che le famiglie potessero avere un componente impegnato e pagato per il lavoro svolto, senza doversi allontanare dalle rispettive famiglie per lunghi periodi, ed interagendo con tecnici specializzati che si davano disponibili ad operare e garantire la correttezza tecnica della realizzazione come volontari.
Nei primi anni ‘10 per uniformarsi alle normative nazionali e locali sulla produzione e distribuzione dell’energia, il progetto ha subito un radicale cambiamento di rotta che non potendo distribuire direttamente l’energia alle case ed alle famiglie, si è trasformato in un progetto di produzione e vendita dell’energia, sempre però volto a recuperare risorse economiche che la Diocesi di Iringa (concessionaria tramite la società di scopo Lung’ali N.R. Ltd) si è impegnata a reinvestire per progetti di sviluppo per le comunità locali ad esclusivo vantaggio delle famiglie e delle persone che vivono nei villaggi vicini all’impianto.
Le successive crisi economiche che hanno colpito l’Europa e l’Italia nel 2011 e nel 2015 hanno costretto ad una revisione del modello di finanziamento del progetto (i cui costi di realizzazione erano nel frattempo aumentati) che ha portato ad un avvicendamento (nel 2018 – 2020) tra SCSF (che aveva fino ad allora investito circa 5.000.000 di €uro sul progetto, compreso l’acquisto della turbina e dell’alternatore – ora in fase di ultimazione sul posto – costati da soli 750.000 € e coperti completamente dalle risorse economiche messe a disposizione da SCSF) e la Diocesi di Iringa che tramite la società Lung’Ali, sotto la guida di Padre Luciano Mpoma ha da allora avuto l’onere di procurare le risorse economiche per completare quello che nel 2018 era stimato come il 10% mancante per la messa in esercizio dell’impianto.
Il cambio delle politiche governative in merito ai piccoli impianti di produzione di energia al servizio delle comunità agricole locali, all’inizio degli anni ‘20 e la pandemia da Covid hanno poi inferto al progetto un’ulteriore pausa durata quasi quattro anni.
Attualmente, sempre grazie alla fatica ed alla perseveranza della Diocesi Cattolica di Iringa ed in particolare del suo Pastore e Guida, Mons. Tarcisius Ngalalekumtwa e del Direttore di Lung’Ali Natural Resources Ltd., Padre Luciano Mpoma, sono state reperite risorse finanziarie presso il Governo della Tanzania e presso enti ed istituzioni bancarie locali che hanno consentito la ripresa del cantiere affidando il completamento della centrale idroelettrica e della messa in esercizio finale dell’impianto alla società italiana ZECO Hydropower (produttrice della turbina ora in fase di installazione).
L’obiettivo dichiarato è quello di poter mettere in esercizio l’impianto entro la fine del 2025, al fine di conferire l’energia prodotta alla rete nazionale secondo le norme del Governo della Tanzania e secondo l’accordo (SPPA) siglato tra Lung’Ali e (REA/TANESCO).
Le risorse provenienti da questa fornitura serviranno alla Diocesi per ripianare i debiti contratti, per reperire le risorse economiche necessarie all’eventuale successivo ampliamento del progetto stesso (con l’installazione di una seconda turbina per l’impiego della quale l’impianto attuale è già predisposto), coprire le necessità economiche della manutenzione di un impianto del genere, ed infine di reperire risorse per progetti di sviluppo locale nei villaggi limitrofi secondo l’intento originario del progetto “pane, acqua, salute, istruzione, lavoro”.
SCSF, consapevole dei propri limiti operativi attuali continua ad affiancare la Diocesi di Iringa per giungere al completamento del progetto cui tanti amici hanno dedicato risorse, entusiasmo, fatiche e tempo.
In previsione della prossima transizione a “fondazione” e per uniformarsi alle nuove normative abbiamo rinnovato la nostra casella di Posta Elettronica Certificata (PEC)
Dal 28 giugno 2024 il nostro indirizzo PEC sarà il seguente: scsf_certa@pec.scsf.it
Per qualsiasi comunicazione che preveda l’obbligo di utilizzare la PEC siete pregati di utilizzare il nuovo indirizzo. Quello precedente non è più attivo dalla medesima data.
Per ogni altra comunicazione ordinaria siete pregati di utilizzare i nostri indirizzi di Posta elettronica ordinaria (Peo):
Cari amici di Solidarietà, può sembrare che non succeda nulla, invece le cose da fare sono molte e molte anche quelle già fatte in questa prima parte del 2024.
Iniziamo con le “cattive” notizie: la burocrazia per la transizione di SCSF da ONG a Fondazione, è più impegnativa del previsto e pertanto le due assemblee saranno spostate dopo l’estate: entro fine settembre per l’ordinaria preparatoria e due mesi dopo per la straordinaria che definirà finalmente la transizione di SCSF a “fondazione”.
Ed ora gli altri aggiornamenti certamente più interessanti perché riguardano le cose che siamo facendo:
TABORA
La scuola primaria collegata al nostro progetto “Under the Mango Tree”, anche grazie anche al nostro sostegno economico, è praticamente completata e ci sembra davvero venuta bene, ora occorre pensare all’arredo.
Sempre a Tabora ma all’interno del compound delle Suore della Provvidenza, la realizzazione della seconda sezione del nido (del quale abbiamo fornito il progetto) procede speditamente ed è ormai fuori dalle fondazioni e gli operai stanno erigendo, proprio in questi giorni, i muri delle aule.
Il prossimo passo sarà quindi l’inaugurazione della scuola primaria il 18 e 19 luglio prossimi. Abbiamo chiesto all’Ing. John Asghedom, socio di SCSF residente a Dar Es Salaam, di rappresentare SCSF assieme a Nicoletta Ferrari che coordina il progetto e sarà a Tabora nell’occasione per le Suore della Provvidenza.
Qui di seguito alcune foto scattate da Fr. Callyopes Bigona, Parroco di St. Mary Mother of God, che è la parrocchia dove sorge il nostro progetto di accoglienza ed istruzione per i bambini albini ed abbandonati.
L’ultimo blocco di aule e servizi della scuola primaria realizzato con il nostro contributo: € 3.000 nel 2023 e € 9.000 nel 2024
Quelle che seguono sono invece alcune immagini del cantiere per la costruzione della seconda sezione della scuola materna e nido si infanzia, all’interno del compound delle Suore della Provvidenza per l’infanzia abbandonata, dove sorge anche la casa famiglia per i bambini albini e abbandonati intitolata a Mons. Francesco Torta (fondatore della Congregazione di Piacenza) realizzata con il nostro supporto tecnico.
Nel 2014, a tempo di record , abbiamo inaugurato la casa famiglia di accoglienza per i bambini albini e abbandonati che ora accoglie 40 bambini che altrimenti non avrebbero alcuna possibilità essere accuditi e di crescere nell’affetto di una famiglia.
Nel 2018, sempre all’interno del progetto UtMT abbiamo inaugurato la prima sezione (due aule più servizi e padiglione coperto per i bambini albini) della scuola materna.
Ora stiamo dando sostegno tecnico (con il progetto realizzato da Gruppozero:aa) per la realizzazione della seconda sezione della scuola materna e nido d’infanzia. Queste strutture permettono alle Suore di reinserire in classi miste i bambini albini che poi una volta usciti dal percorso pre-scolare, proseguiranno nella scuola primaria che sarà condotta (sotto l’egida della Diocesi Cattolica di Tabora) dalla Parrocchia di St. Mary Mother of God in convenzione con le Suore della Provvidenza i cui bambini avranno diritto di accesso e dove le Suore (che nel frattempo si sono formate e si sono abilitate come insegnanti in Tanzania all’interno del progetto) potranno continuare ad insegnare garantendo ai bambini ospiti della casa-famiglia un percorso “protetto” fino al passaggio alla scuola secondaria.
E’ importante sapere che il progetto nel suo insieme è un raro e virtuoso esempio di solidarietà e cooperazione, senza frontiere. Infatti per offrire solidarietà ai bambini albini (ultimi tra i piccoli) qui cooperano in armonia diverse associazioni ed enti provenienti dall’Italia e dalla Tanzania.
La Congregazione della Suore della Provvidenza per l’infanzia abbandonata di Mons. Francesco Torta di Piacenza, che nel 2011 ha aperto a Tabora la nuova missione; seguendo il Carisma che le contraddistingue (e che fu motivo della loro scelta, quando l’allora Vescovo di Tabora, Mons. Paul R. Ruzoka, le chiamò a questo difficile compito), partendo da un campo arido ed una umile casetta messi a disposizione dalla Diocesi, in poco tempo e proprio grazie al provvidenziale incontro avvenuto a Dar Es Salaam tra Madre Carla Rebolini e Gianfranco Manservisi (all’epoca rispettivamente Madre Generale della Congregazione di Piacenza e Presidente di SCSF) riuscirono a costruire la Casa Famiglia che ora accoglie più di 40 bambini in età pre-scolare, dando loro in calore di una famiglia e una istruzione affettuosa e di eccellenza all’interno di una scuola materna pensata, progettata e costruita secondo criteri di eccellenza.
Poco dopo si unisce al progetto anche l’associazione Progetto Agata Smeralda di Firenze con l’intento di dare sostegno ai bambini ospiti della casa-famiglia, con progetti di adozione a distanza; e tuttora continua a farsi carico del sostentamento per il vitto e l’alloggio dei bambini.
La Diocesi Cattolica di Tabora, cui si deve la volontà di questo progetto, senza dubbio uno dei più completi per l’accoglienze, assistenza, istruzione e reinserimento dei bambini albini in Tanzania e certamente motore di un cambiamento importante dell’atteggiamento sociale verso l’albinismo in Tanzania, oltre che di sviluppo sociale e culturale per le famiglie che hanno via via deciso di aderirvi mandando i loro figli a scuola assieme ai bambini albini.
La associazione spontanea delle famiglie della Parrocchia di St. Mary Mother of God, dove sorge il progetto Uder the Mango Tree, nata per prendersi carico di piccoli segni di affetto verso i bambini albini e abbandonati (come per esempio organizzare le feste per i compleanni e portare piccoli doni, segni di un affetto che non possono avere più dalle loro famiglie), espressione di una solidarietà spontanea e gratuita nel più evangelico spirito cristiano.
Sono questi, tutti piccoli miracoli che fanno proprio di questo progetto e del sostegno che potremo continuare a dare, il futuro della nostra associazione.
Il nostro progetto più ambizioso ed importante e anche qui, dopo anni di difficoltà, finalmente si riprende l’attività e si procede lungo il sentiero indicato da Edgardo Monari, pur seguendo percorsi imprevedibili ed imprevisti.
Dopo l’incontro avuto a Vicenza con gli attuali partner tecnologici del progetto della società ZECO Hydropower (che hanno prodotto la turbina acquistata ed installata proprio da SCSF già diversi anni or sono), assieme P. Luciano Mpoma (direttore operativo della Lung’ali Natural Resources Ltd, società di scopo di proprietà della Diocesi Cattolica di Iringa, nata proprio per occuparsi della gestione di questo progetto), lo scorso 14 maggio 2024, riprenderanno le attività in cantiere dal prossimo mese di Luglio in modo da consentire a P. Luciano di poter testimoniare nei fatti, la riapertura del cantiere quando arriveranno gli annunciati sopralluoghi degli enti finanziatori che dopo il passaggio delle consegne, copriranno il fabbisogno economico per il completamento e la messa in esercizio di questo importante progetto che porterà notevoli risorse proprie alla Diocesi per i progetti di sviluppo che ne seguiranno, nel solco di quel progetto originario “Pane, Acqua, Salute, Istruzione e Lavoro” immaginato dalla caparbia lungimiranza del Prof. Edgardo Monari.
Per noi sarà probabilmente opportuna una presenza sul posto a Novembre per definire le attività del 2025 per il completamento della centrale …
Qui di seguito alcune foto che ci ha mandato P.Luciano, al suo rientro che testimoniano la posa della linea elettrica che dalla centrale, alimenterà Casa Monari (la casa che accoglie i volontari di SCSF) e il cantiere a monte, per i quali finalmente non saranno più necessari i costosi generatori diesel.
Siamo ancora in mezzo al guado ma adesso sappiamo dove mettere i piedi …
La transizione che porterà Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere verso la nascita di “fondazione SCSF” sta procedendo, a piccoli passi come nostra ormai consolidata modalità.
L’impegno burocratico è notevole e come sapete non abbiamo segreteria o personale che si possa dedicare a queste impegnative e delicate attività che solo apparentemente non hanno utilità diretta per i nostri progetti ma sono invece indispensabili per assicurare a Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere, la possibilità di proseguire il proprio cammino; sempre restando sulla strada che Edgardo Monari e Gianfranco Manservisi hanno tracciato.
L’obiettivo è di mantenere la nostra caratteristica di volontariato disinteressato, sempre volto alla realizzazione di progetti concreti dedicando ad essi tutte le nostre risorse.
Al momento i nostri progetti sono tre:
Transizione di SCSF da O.N.G. a fondazione, nel momento in cui in Italia la legge quadro sul “terzo settore” sta finalmente prendendo l’abbrivio, dopo anni di indeterminazione e confusione, anche Solidarietà e Cooperazione Senza Frontiere deve affrontare la sfida della trasformazione per meglio adattarsi al mutato ambiente normativo ma soprattutto, dopo la pandemia, per adattarsi al nuovo clima culturale e sociale segnato dagli epocali cambiamenti socio economici che sono diventati sempre più evidenti in ogni parte del mondo. Dobbiamo prendere atto di questi cambiamenti, che riguardano anche la nostra capacità operativa, ed adattare la nostra forma associativa in modo da poter conservare la nostra identità nel rispetto delle regole. Il processo di trasformazione si sta rivelando più impegnativo del previsto ma confidiamo di poterlo concludere nell’arco del prossimo anno quando celebreremo anche il 40° anniversario del riconoscimento dello status di Organizzazione Non Governativa. manterremo la nostra autonomia, cercando di limitare gli oneri cui dovremmo sottostare per mantenere lo status attuale. Di fatto manterremo la nostra struttura e la medesima operatività ma lasciandoci alle spalle notevoli oneri amministrativi che altrimenti assorbirebbero molte risorse sia umane che economiche e che invece vorremmo più utilmente destinare ai nostri progetti.
Affiancamento al completamento del progetto idroelettrico integrato ora Hi project Madege per la realizzazione di un impianto idroelettrico sul fiume Lukosi nei pressi del villaggio di Madege (in località Maguta) nel territorio della Diocesi di Iringa in Tanzania. Il nostro impegno diretto in questo progetto si è concluso nel 2018 con il completamento delle opere edili ed impiantistiche che ci eravamo impegnati a realizzare. Nei due anni successivi abbiamo ceduto il testimone a Lung’Ali Natural Resources Ltd (la società di scopo nata proprio allo scopo di consentire una più efficace gestione del progetto in fase di ultimazione e successivamente in gestione e totalmente di proprietà e controllata della Diocesi di Iringa). Ora, dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia ed alle difficoltà burocratiche che la Diocesi ha dovuto affrontare in Tanzania per riuscire ad assicurarsi la copertura economica necessaria, Lung’ali (Diocesi di Iringa) potrà procedere alla stipula dei contratti per la fornitura e l’installazione delle apparecchiature occorrenti per il completamento della centrale in modo da poter collegare l’impianto idroelettrico alla rete di distribuzione cominciare così a produrre energia che consentiranno alla comunità dei villaggi vicini di beneficiare delle risorse che seguiranno, non tanto in termini economici, quanto in termini di progetti di sviluppo locale.
Continua il nostro impegno per il progetto “Under the Mango Tree” per l’accoglienza e l’istruzione dei bambini albini, partito ormai più di dieci anni fa e che da allora ha fatto grandi passi, diventando centro e motore di sviluppo urbano per la zona di Cheyo, alla periferia di Tabora (Tanzania), capoluogo di regione più di 300.000 abitanti che proprio attorno al nucleo di questo progetto si sono insediati negli ultimi anni. Il progetto UtMT si è evoluto dal progetto iniziale volto principalmente ad affrontare una situazione critica che vedeva la vita stessa di questi bambini “piccoli tra gli ultimi” in costante pericolo a causa di superstizioni, ignoranza ed avidità, verso un più ampio ed articolato progetto di cura, istruzione ed integrazione tra diversità volto a dare ai bambini, tutti, una istruzione di eccellenza ed una opportunità di imparare ad accogliere le differenze di ciascuno come un valore aggiunto in grado di permettere loro di migliorare le condizioni di vita delle proprie famiglie. Dopo l’avvicendamento alla guida della Diocesi di Tabora con l’insediamento del nuovo Vescovo è previsto il proseguimento della realizzazione della scuola materna all’interno del nostro progetto UtMT e della scuola primaria in collaborazione con la Diocesi (tramite la parrocchia di Cheyo nel cui compound sorgono fisicamente gli edifici della scuola), con la Congregazione della Suore della Provvidenza (che hanno la responsabilità della conduzione del progetto sul posto) e con l’associazione Agata Smeralda di Firenze che si è presa carico del sostegno ai bambini con progetti di adozione a distanza.
Sabato scorso, 4 giugno 2022, abbiamo inaspettatamente e con grande piacere incontrato Padre Salvador del Molino, missionario della Consolata che ancora opera in Tanzania e che ha iniziato assieme a Edgardo Monari il cammino del nostro progetto idroelettrico a Maguta.
Padre Salvador con Gianfranco a Maguta presso il cantiere del progetto idroelettrico
Maguta (o “Maguta” come sostiene Salvador) è di fatto la località del nostro cantiere sul fiume Lukosi, a pochi chilometri dal villaggio di Madege, nella provincia di Kilolo, sulle Iringa Highlands, nella regione di Iringa, al centro della Tanzania.
E’ stato un incontro emozionante con un amico che non vedevamo da molto tempo, che ha sempre seguito il nostro lavoro anche quando lo ha dovuto fare da lontano, non ci ha mai fatto mancare il suo aiuto e la sua disponibilità ed esperienza anche nei momenti difficili incontrati durante i nostri soggiorni in Tanzania tra Dar es Salaam e le Iringa Highlands.
Ringrazio tutti gli amici che hanno partecipato all’incontro e in particolare gli amici di San Polo che hanno organizzato tutti.
Padre Salvador e Marco durante i lavori per la costruzione del fabbricato della centrale elettrica
Ora Salvador avendo ultimato l’impegno assegnato dalla congregazione in Tanzania, è rientrato a Roma presso la casa della Consolata, in attesa di conoscere la prossima destinazione, ma ci ha assicurato che tornerà presto in Tanzania nella speranza di poterci incontrare ancora tutti assieme per inaugurare l’accensione dall’impianto di Maguta.