Black is Black … 14 ottobre

Stefano Manservisi

Alle 8 il Kurasini è già tutto in piedi, congressisti compresi, carichiamo le macchine e decidiamo di valutare se proseguire o meno una volta arrivati a Morogoro.

Dar è semi deserta per la giornata festiva, ma tutto il traffico si è spostato fuori, dove la gente sembra che abbia approfittato della festività per fare qualsiasi attività, lasciare Dar è stato molto più difficoltoso che attraversarla, comunque una volta lascito l’ultimo villaggio della fascia extraurbana di Dar si riprend a viaggiare serenamente.

Persorriamo la Morogoro road sotto un cielo insolitamente nuvoloso, avendo lasciato il traffico alle nostre spalle il segno diritto della strada si prolunga davanti a noi salendo e scendendo le dolci colline di questa infinita pianura. Immersi in questo paesaggio e sotto le prime gocce di pioggia, Elia estrae una cassetta con “Rain and tears” cantata da Denis Russos e “Black is Black” difficilmente un colonna sonora poteva essere più azzeccata! Sembra di essere fuori dal tempo … alziamo il volume … fantastico!

Arriviamo al Glonency di Morogoro alle 13 e alle 14 abbiamo già mangiato l’ormai familiare riso in bianco con manzo o pollo in umido e verdure saltate sotto la grande tettoia in paglia e quindi decidiamo di proseguire fino oltre il parco del Mikumi e aggiornare la scelta del da farsi quando saremo al Tan Swiss lodge al villaggio di Mikumi (www.tan-swiss.com).

Ci arriviamo alle 16 e decidiamo di percorrere anche i 166 km che ci separano da Iringa dopo avere prenotato le camere al Willolesi Hilltop Hotel (nome un purtroppo altisonante per la realtà del posto ma certamente dignitoso, abbastanza pulito e comunque in una bella posizione che domina la città).

Percorriamo la bellissima valle dei Baobab costeggiando un tratto del fiume Ruaha Kidogo (Ruaha piccolo) passando in mezzo a imponenti baobab che nella loro imponente e nodosa presenza sembrano essere qui dall’origine dell’Africa … quasi ne fossero gli spiriti protettori, la luce calda del tardo pomeriggio aumenta la suggestione, maciniamo altri chilometri e superato il ponte alla confluenza del Ruaha Kidogo con il nostro Lukosi affrontiamo le prime rampe della salita di Kitonga che ci porterà in cima all’altopiano di Iringa. Qui incontriamo la solita teoria di enormi lumaconi stracarichi che arrancano in salita o che scendono altrettanto lentamente ben sapendo che sovraccarichi e malandati come sono questi TIR non potrebbero mai riuscire a fermarsi indenni se dovessero prendere anche solo un po’ di velocità su questo ratto di strada.

Attraversiamo gli ultimi villaggi prima di Iringa ormai al buio.

Bisogna dire che qui viaggiare di sera al buio e affare piuttosto delicato in quanto non è come da noi dove viaggiare al buio significa quasi certamente essere in una zona pressoché disabitata, mentre se si attraversano centri abitati quasi certamente c’è la illuminazione stradale, qui nel buio quasi totale, appena rischiarato dal chiarore lunare, da qualche sporadica lampadina degli innumerevoli negozietti che fiancheggiano la strada e dei fari delle macchine, c’è un mondo brulicante di gente, bambini, commercianti, biciclette, animali e di mille altre cose che potenzialmente ti potrebbero tagliare la strada all’improvviso.

Arriviamo alla reception alla 8:10 dove Mario riceve la solita calorosa accoglienza. L’aria è cambiata, qui è fresco, quasi freddino. Scarichiamo i Toyota e ci ritroviamo per mangiare una zuppa di verdure calda prima di andare a dormire, comunque sia anche se ormai asfaltata di nuovo quasi tutta , 600 km di strada sono piuttosto impegnativi.

Domattina colazione alle 7:30 poi mentre Mario va a fare la spesa al mercato di Iringa, noi possiamo andare a cercare P. Wissa alla casa vescovile.

Mkutano wa Dar es Salaam… 13 ottobre

Stefano Manservisi

Sveglia alle 6:30, la notte sul “Buganda” non è stata proprio tranquilla, il vento che ha soffiato ininterrottamente dal lago ha fatto cigolare questa vecchia barca tanto da svegliarmi tre o quattro volte … comunque il panaorama del lago Victoria alle prime luci del mattino ripaga ampiamente qualche disagio notturno.

Colazione all’inglese e passaggio all’aeroporto. Il volo parte con più di 40 minuti di ritardo ed arriviamo a Dar alle 11.

Decidiamo di fare un passagglio al centro commerciale “village” in fondo all’Oyster Bay per fare alcuni acquisti prima del viaggio di domani e per il pranzo, purtroppo non abbiamo fatto i conti con il traffico di Dar es Salaam nell’ora di punta. La deviazione all’oyster bay ci è costata quasi due ore di tempo tra andata e ritorno, arriviamo al Kurasini dopo le 4 del pomeriggio. Ci sediamo al bar per preparare l’incontro con il Vescovo di Iringa e con p. Lucino che dovrà servire a mettere le basi della collaborazione futura per l’avviamento e la gestione dell’impianto idroelettrico, molti saranno i punti da chiarire e alcuni anche piuttosto delicati. Alle sei meno un quarto ci trasferiamo alla Nazareth house (in pratica l’ambasciata della diocesi di Iringa a Dar) per l’incontro.

Il Vescovo ci accoglie con la solita fraterna cordialità e sediamo attorno al tavolo dove, dopo una breve introduzione per introdurre i temi che dovremo affrontare cominciamo subito ad entrare nel merito.

Alla fine l’incontro è durato quasi due ore ed è stato ampiamente positivo e costruttivo, tutti i nostri dubbi sulle modalità della gestione futura dell’impianto e sulle possibili interazioni con gli enti governativi della Tanzania per l’accesso a finanziamenti per la elettrificazione delle zone rurali o ad altre opportunità di supporto che permettano al reale futura autosifficienza economica e tecnica del nostro progetto sono stati fugati, ed abbiamo concordaro altri due importanti appuntamenti operativi, uno a Iringa a livello tecnico ed uno a Bologna in occasione della visita di Monsignore in Italia poco dopo il nostro rientro.

Concluso l’incontro con una parola del Vescovo ci viene servita la cena a base di riso, pollo il umido e verdure speziate.

Dopo cena salutiamo il Vescovo in partenza per Mwanza e p. Luciano che ci raggiungerà ad Iringa per gli incontri operativi.

Alle 22 rientriamo al Kurasini e scopriamo che al nostro piano manca la luce e che nessuno si è preso la briga di aggiustare nulla. Mario cerca la direttrice che semplicemente sotto la luce di un lampione del cortile (acceso) ci dice chè è un problema della TANESCO (come dire colpa dell’enel in italia e dirlo sotto una luce accesa).

Certo che per dormire non serve la luce, ma per chi come noi si sta dando da fare per cercare proprio di dare questa opportunità a chi non l’ha è difficile accettare questo atteggiamento. In fin dei conti questo è l’ostello della Conferenza Episcopale e cerca di dare una certa immagine, ospitando gente da tutto il mondo, corsi, convegni e non si può fare spallucce se un ospite fa notare che nella sua camera manca la luce (quando questa c’è in tutto il resto del complesso e della città). Questo non perchè in quanto ospiti ci è dovuta la luce ma perchè se stai dando un servizio che prevede camere con letti, materassi e bagno non puoi ignorare chi ti sta dicendo che manca il materasso … allo stesso modo se offri una camera con lampadina !!! Altrimenti non fai altro che alimentare i luoghi comuni sull’africa indolente e sugli africani fatalisti. Comunque Mario riesce a risolvere in qualche modo il problema a vantaggio nostro e di tutti gli ospiti del primo piano, il disappunto resta.

Domani è giorno festivo, si commemora l’anniversario della morte di Julius Nierere fondatore della Tanzania.

Dovremmo quindi trovare una città semi deserta e senza il solito caos, decidiamo di prendercela con un poco più di calma e ti trovarci per le 8 e fare colazione sulla strada per Morogoro ed essere ad iringa per salire a Maguta sabato.

Lake Victoria … 12 ottobre

Stefano Manservisi

Aeroporto di Shinyanga, controlli di sicurezza “a mano” e volo in perfetto orario.

A Mwanza ci aspetta l’autista con la macchina del Bugando.MC, prima di partire chiediamo all’ufficio della “Precision Air” de possiamo anticipare il volo di domattina su Dar a stasera, ma come prevedibili non ci sono posti, quindi decidiamo di cercare le camere per la notte al Tilapia Hote, proprio in riva al lago Victoria.

Ci danno le camere dentro al “Buganda” una vecchia imbarcazione ristrutturata e trasformata in camere molto suggestive e ad un prezzo accettabile.

Dopo un brve breefing per riordinare le idee in vista dell’appuntamento del pomeriggio andiamo a pranzo e alle 13:30 l’autista del Bugando è alla porta per accompagnarci all’appuntamento con il direttore del cntro medico, il Dr. Majinge che ci accoglie nel suo studio come sempr con grande cordilità.

Gli esponiamo la situazione e la tempistica per la messa in esercizio della TAC dopo la sosta forzata dovuta alle sovratensioni che la hanno messa fuori uso comunicando la nostra intenzione di completare le operazioni entro dicembre 2011 massimo gennaio successivo.

Poi passiamo a discutere la bozza di convenzione che vorremmo sottoporre al Bugando.

Completeta la discussione dei vari punti ci salutimo assicurando il nostro impegno per la ultimazione del progetto TAC (professor Edardo Monari Scan service) invitiamo il direttore e l’ingegnere capo ad unirsi a noi per la cena sul lago.

Rientrati in albergo, dopo un breve riposo, ci incontriamo per rinfrescarci le idee par l’incontro di domani a Dar relativo al progetto idroelettrico e riepilogare gli incontri di Tabora.

Verso le otto arrivano i nostri ospiti e ceniamo a base di pesce di lago grigliata, veramente squisito.

Dopo cena ci tratteniamo continuando la discussione in vista di domani e alle 22 rientriamo in camera domattina sveglia alle 6:30, colazione e partenza per l’aeroporto.

Mwanza, una città sorridente

Carlo Lesi

Partiti alle 8.40 dallo sperduto aeroporto di Synianga siamo atterrati 30 minuti dopo nella accogliente Mwanza. E’ una città che suscita simpatia: la luce tenue si riflette sulle colline cosparse di massi giganteschi e sul lago Vittoria dalle placide acque. Mwanza è la seconda città della Tanzania, fulcro economico del lago Vittoria circondato anche da Uganda e Kenya. Notevole è la presenza indiana ed ha un porto da cui transita gran parte del cotone, del tea e del caffè coltivati nelle fertili regioni occidentali del paese. La principale tribù locale è quella dei sukoma, il gruppo etnico più numeroso della Tanzania.

Fulcro operativo della giornata è stato l’incontro con il Direttore Generale del Bugando Medical Hospital ( BMH) a cui la ONG SCSF ha donato una TAC. Dopo molte peripezie tecniche, entro breve verrà sistemata diventando funzionate. L’incontro è servito per mettere le basi di una futura collaborazione SCSF-BMH che vada oltre la TAC.

Pomeriggio dedicato al riposo dopo un’intensa giornata di spostamenti e riunioni. Nel pomeriggio la luce solare è stata bruscamente interrotta da un temporale tempestoso risoltosi in breve tempo. Sono comparse nubi minacciose che hanno lasciato posto alla luna piena che si rispecchiava sul lago con una striscia di luce argentea: ravvivava il moto stagnante delle acque del lago.

Bambini … 11 ottobre

Stefano Manservisi

Oggi sveglia ordinaria alle 7, colazione e incontro privato con l’Arcivescovo poi visita alle suore di Madre Teresa dove sono temporaneamente ospitati i bambini albini.

Queste situazioni sono sempre per ne difficili da descrivere, l’emozione è forte, sono tanti 50 bambini … e non è il loro aspetto che mi colpisce ma il loro essere semplicemente … banbini !!! festosi e curiosi … Difficile comprendere l’ignoranza e la superstizione che li colpisce … difficile accettare la propria impotenza … la propria incapacità … e i loro abbracci e il loro correrti in contro … graffia dentro … mi annoda … so che piangere non serve … loro ridono e sono curiosi e felici di vedere facce nuove …

Scatto mal volentieri qualche foto … ma poi vedo che per loro rivedersi e riconoscersi come il un piccolo specchio è una cosa buffa … ridono … sorrido anche io … si accalcano intorno a me per vdere … è quasi un abbraccio … li saluto … mi salutano … quasi rassegnati a veder andare via quelli che vengono a trovarli …

Difficile riprendersi e riacquistare la lucidità necessa per affrontare gli incontri … cerco solo di pensare che è per loro che siamo venuti fino qui.

Sul luogho dove dovrà sorgere la casa per i bambini albini, nella casa delle suore che se ne dovranno occupare incontriamo assieme a monsignore i tecnici delle pubbliche amministrazioni ai quali illustro il progetto nelle sue linee di principio: modularità, semplicità costruttiva, economicità sfruttamento delle risorse rinnovabili locali e nei suoi obbiettivi principali: creare spazi dove i bambini possano sentirsi a casa loro e re-integrarsi con i propri coetanei.

Tutti i presenti mi pare apprezzino la nostra proposta e più che osservazioni vengono fatte proposte e dati suggerimenti in una atmosfera positiva e propositiva.

Concordiamo le priorità operative e dopo un giro esplorativo lungo il perimetro del lotto assegnato ritorniamo alla parrocchia vicina per il pranzo.

Domani il nostro aereo parte all 9:40 da Shinyanga per cui dobbiamo ripartire alle tre per ripercorrere i 200 km di sterrato che ci separano dall’aeroporto, si resta giusto il tempo per una veloce visita in auto al centro di Tabora. In 20 minuti c’è appena il tempo per cogliere delle suggestioni, che sono quelle di una citta viva e movimentata, colorata e vociante, ma in condizioni dei grande povertà ed arretratezza. Non riusciamo neppura ad andare alla Livingstone House che avrei voluto vedere con molto interesse, ma è distante dal centro 7 km di strada bianca e il nostro “driver”, cui siamo stati affidati dall’arcivescovo non vuole rischiare di arrivare a Shinyanga di notte.

Così con un poco di dispiacere per la mancata visita e per il pochissimo tempo a disposizione che non mi è stato sufficiente per completare tutte le cose che avrei dovuto fare ma soddisfatti per gli esiti degli incontri di ieri e di questa mattina carchiamo le valige sulla macchia e ci accingiamo ad affrontare il frullatore!

Arrivimo alle 7 di sera giusto in tempo per cenare approfittando della squisita (anche dal punto di vista culinario) ospitalità dl vescovo locale che è anche il responsabile religioso della Conferenza Episcopale della Tanzania per il Bugando Medical Centre di Mwanza che visitermo domani. Le ragazze e le signore della cucina del vescovo di Shinynga cucinano veramente bene, da segnalare delle piccole frittelline di carne macinata impanate in una pastella croccante e un risotto alla cannella veramente buono.

Salutiamo e ringraziamo per l’ospitalità e ci spostiamo nelle camere dell’ostello locale da poco risistemato dal nostro ineffabile John ch segna un ltro buon colpo!

Domattina sveglia alle 6:30, colazione poi all’aeroporto per Mwanza.

La pista rossa

Carlo Lesi

Tabora, 10  ottobre 2011

Atterrati su di una pista in terra battuta nello sperduto e fatiscente aeroporto di Shinianga (Tanzania Centrale), siamo stati accolti dal sorriso dell’autista del Vescovo di Tabora. Eravamo stati informati che non tutte le strade della Tanzania Centrale ed Occidentale erano asfaltate, ma quando l’autista ha svoltato a destra lungo la strada Shinyanga-Nzega non sapevamo quello che ci aspettava: una strada sterrata in terra rossa ( ricordate i camoi da tennis in terra battuta?) dal fondo sconnesso: buche, solchi, sassi che facevano compiere al pilota prodezze da formula uno.

Davanti a noi stava per srotolarsi un ininterrotto nastro consunto di circa 150 Km che avrebbe messo a dura prova la nostra forza di resistenza. L’autista ci sembrava troppo sicuro di sé. Seppure sballottati dentro il fuoristrada, pian piano ci siamo resi conto di trovarci immersi in un paesaggio a noi sconosciuto, abituati ai maestosi e lussureggianti altipiani meridionali. La vegetazione andava diradandosi per la presenza di alberi spogli e ramificazioni povere di foglie. Ogni tanto la pianura era rinvigorita dalla presenza di solenni baobab. Stavamo entrando nella savana, nel “ bush”. Andavano diradandosi anche i camminatori ai bordi della strada; abbiamo incrociato solo qualche auto, qualche camion o bus. La piatta assolata arida e poco abitata pianura stava assumendo le sembianze di una terra “desertica” Qua e là spuntava una roccia a forma di enorme masso. Qulche colpo di sonno mi ha impedito di cogliere tutte le caratteristiche di questa terra. Terra improduttiva? A ben guardare ai lati della “pista rossa” si osservavano degli avallamenti rettangolari o quasi, delimitati da piccoli terrapieni, che altro non erano se non risaie. Al momento sterili ma, nella stagione delle piogge ( novembre-marzo) si riempiono di acqua tanto da esserne impregnate favorendo la crescita del riso. Abbiamo tirato un sospiro di sollievo perché ci stavamo chiedendo di che vive la popolazione sparsa nelle case/capanne o raccolta nei pochi e disordinati villaggi seppure vivaci, incontrati lungo il percorso. Abbiamo poi saputo che anche la raccolta del cotone è fonte di sostentamento ; idem per l’allevamento del bestiame. Ne sono testimonianza le scarne mucche ( si contavano le costole tanto erano denutrite) incontrate lungo la strada e che erano accudite da bambini o adolescenti, Avvicinandoci a Tabora sono comparsi numerosi ed ordinati nella loro disposizione i simpatici alberi di mango. E’ così impetuosa la loro produzione che non sempre gli abitanti del posto riescono a raccoglierli tutti.

Sebbene la “ pista rossa “ ci abbia fatto soffrire sul piano fisico, ci ha però messi in contatto con una parte della Tanzania che ha arricchito la nostra conoscenza del paese. Con questo pensiero siamo giunti nella periferia di Tabora. La “ pista rossa” era alle nostre spalle.

Tabora … 10 ottobre

Stefano Manservisi

Sveglia alle 4:30 poi in aeroporto per il volo su Mwanza. Come al solito doppio sec.check. Partiamo in orario sotto la pioggia. Arrivati a Mwanza ci fanno stringere come sardine in un piccolissimo pulmino poi ci fanno uscire dall’aeroporto per farci poi rientrare attraverso il solito doppio sec. Check. Saliamo a bordo di un AT3 nuovo ma poi ci dicono che dobbiamo aspettare alcuni passeggeri da una coincidenza in ritardo.

Partiamo alla volta di Shinyanga con 30 minuti di ritardo. Dopo 40 minuti di volo atterriamo sulla pista in terra battuta del minuscolo aeroporto di Shinyanga.

Abbiamo risparmiato circa 300 km di strada e come avremo modo di constatare di li a poco non è stato un risparmio da poco.

Carichiamo le borse sul Toyota che ci ha mandato l’arcivescovo di Tabora e partiamo. Dopo i primi 100 km di asfalto la strada diventa una pista piena di buche e con il fondo scalettato che costringe (?!) l’autista a tenere una andatura attorno agli 80 km/h per cercare di planare sulle rugosità ma costringendolo a continue repentine frenate per avitare di decollare sui dossi degli innumerevoli guadi.dopo circa altre tre ore di frulatore arriviamo finalmente a Tabora dove veniamo ospitati al JP II HS, l’ostello della diocesi praticamente una copia un poco più modesta ( e malandata) dell’ostello del Kurasini, e infatti scopriamo che è un altro dei progetti del nostro John. Andiamo a pranzo alla mensa dell’arcivescovo e poi finalmente possiamo riposare un poco.

Alle cinque finalmente incontriamo Mons. Paul Ruzoka, arcivescovo di Tabora al quale presentiamo il nuovo progetto della casa di accoglienza per i bambini albini (Tabora Boarding School project).

Subito dopo andiamo a fare il primo sopralluogo sul luogo dove dovrà sorgere il progetto e dove incontriamo il Mugnakiti (sindaco) di Tabora e alcuni tecnici della amministrazione locale ai quali presento le linee generali e gli obiettivi del progetto.

Purtroppo non ho avuto il tempo di documentare opportuamente il sito perchè è ormai sera.

Dopo le reciproche presentazioni, rotto il ghiaccio mi pare che l’inizio sia positivo e anche i tecnici locali sembrano apprezzare il progetto.

A questo punto siamo tutti invitati ad una cena all’aperto sotto un grande albero di mango davanti ala casa delle suore immersi nella bellissima luce del tramonto nel silenzio della campagna e rinfrescati da una leggera brezza serale lontani dalla umidità di Dar.

La serata scorre piacevole tra chiacchiere e la soddisfazione di reciproche curiosità dei presenti. Le suore ci hanno preparato un ottimo brodo di fagioli, riso con piselli in umido, patate al forno, pollo, spezzatino di manzo, pesce alla griglia (una varietà di tilapia, ottimo) e dei ghiottissimi sambusa (fagottini triangolari di pasta di pane con ripieno di verdure cotte speziate, fritti).

Dopo i saluti ed i ringraziamenti rientriamo per la notte.

Domani sarà un’altra giornata intensa di incontri in mattinata per riprendere la strada per Shinyanga nel pomeriggio.

In viaggio … 9 ottobre, chi parte e chi resta

Stefano Manservisi

Sveglia alle 7 nel silenzio domenicale … cielo coperto … umidità … l’appuntamento è per le 9 e siccome qui la servono solo fino alle 8 decidiamo di andare in città per poi proseguire al centro commerciale per acquistare le ricariche per telefoni e accesso internet.

Alla domenica tutta la gente che può permetterselo è nei centri commerciali, ma con l’aiuto di Mario riusciamo a sbrigare tutta la “burocrazia cellulare” in poco tempo.

Tutto il resto della compagnia ci aspetta al ristorante “sea cliff” in fondo all’Oyster Bay dove festeggiamo il lavoro svolto a Maguta dai saldatori e dagli amici di Reggio che domani sera rientreranno in Italia.

Nel pomeriggio seguono gli incontri preparatori con Padre Luciano (che celebra per noi la messa in italiano nella cappellina della chiesa del Kurasini) e con John per preparare le prossime giornate a Tabora e a Mwanza.

A cena ci dividiamo e mentre io e John mettiamo a punto gli ultimi dettagli il presidente e il dottore escono con tutti gli altri per cenare assieme e visto che domani noi partiremo presto per Tabora via Mwanza e Shinyanga ci salutiamo qui con chi torna in Italia.

Domettina il ritrovo con John per andare all’eroporto è alle 5 davanti alla reception del Kurasini

In viaggio … 8 ottobre, si parte

Sveglia alle 4 del mattino e imbarco per Amsterdam alle 6:10 con KLM. Alle 10:40 con circa mezz’ora di ritardo decollo per Dar es Salaam con scalo a Kilimanjaro. Il 777 della KLM è pieno la hostess mi dice che curiosamente (?) in classe economica quasi tutti i passeggeri scenderanno a Kilimanjaro per una vacanza, mentre in business quasi tutti proseguono per lavoro a Dar es Salaam.

Volo tranquillo, il pc piccolo con lo schermo fuori uso per uno “schiacciamento” del bagaglio (meno male che ho preso anche il portatile grande) e scenetta divertente nel coinvolgere tre passeggeri nella ricerca della batteria del mio cellulare che si è infilata in uno dei recessi più irraggiungibili del sedile, comunque alla fine l’abbiamo recuperata.

Arrivo a Dar pressoché in orario. Formalità doganali minime e veloci (unica novità gli scanner per le impronte digitali)

Recuperiamo i bagagli senza problemi e usciamo dal Julius Nierere.

Fuori ci aspettano Mario ed Elia che sono venuti a prenderci con il toyota.

A Dar 26° e 90% di umidità, alle 22 circa il traffico è anche affrontabile in 10′ siamo al kurasini dove Mario ci ha già prenotato le camere e ci fa trovare anche una bottiglia d’acqua in camera.

Passano a salutarci Marco e il capo squadra dei saldatori.

Domattina con calma ci incontriamo al bar alle 9.

Camera a posto con acqua, luce, pale e condizionatore funzionanti (e non è micca una cosa scontata qui!),

Dopo avere svitato tutte le infinite minuscole vitine del pc piccolo con la punta del coltellino svizzero riesco a sistemare lo schermo “alla vecchia” … meglio così, riavvito tutto e vado a fare la doccia … poi a nanna.